sabato 13 dicembre 2014

Si vendesi zona velenata a quartoddici euro (E' nato Antonio)


7 Dicembre 2014

Musica consigliata: "Ninnananna per Andrea, Paolo Fresu"

La madre di Fernando Pessoa chiamò il figlio Fernando perchè era devota di Sant'Antonio di Padova. Sant'Antonio, santo portoghese, al secolo si chiamava Fernando. Pessoa nacque il 13 Giugno, un giorno a caso. Antonio di Padova, detto anche António de Lisboa è stato un santo europeo, il suo culto è uno dei più diffusi nella storia della cristianità. (Giglio giocondo, nominato in tutto il mondo, chi lo chiede per suo avvocato, da Sant'Antonio sarà aiutato). Sant'Antonio c'è sempre. Bravo, dotto, giovane, viaggiatore. Motore del francescanesimo e grande cultore della virtù della pazienza. Anche Antonio Abate fu rottamato dal santo padovano e resiste per miracolo in qualche fuoco arso nel freddo di Gennaio.
Cammino per bancarelle nel centro di Sassari. Una città inaspettata, per architettura e vivacità. La prima università e il primo quotidiano sardo appartengono a Sassari. La città dell'innovazione e delle prospettive di futuro isolane, la città di Berlinguer. Dove esiste fermento culturale, si spediscono nomi importanti ai piani alti e magari qualcuno finisce anche per fare del bene.
Cerco una raccolta di ninnenanne, locali, del mondo, commerciali, non importa quali. In ogni ninnananna si assopisce la nostra corsa alla ricchezza e alla celebrità, mentre un bambino dorme al suono di un carillon capiamo l'importanza del riposo, della fantasia, del gioco, dell'essere amati e coccolati in un mondo protetto. Le ninnenanne addormentano gli insensibili, fanno decollare i sognatori. Per alcuni uomini sono pozzi nei quali cadere volontariamente, per tornare in quelle caverne protette della nostra infanzia dove tutto il bene era ancora possibile e dove assaporavamo i suoni del silenzio e le voci basse di chi conversava con l'attenzione a non svegliarci. Ognuno di noi è diventato qualcuno sulla base della sua capacità di registrare la dolcezza e l'interesse di quelle conversazioni.
Non è un caso se attendo la tua nascita nel Teatro Verdi di Sassari e se Paolo Fresu chiude il suo concerto con una ninnananna per Andrea e con un inno alla vita. A volte le vere rivoluzioni le fanno i figli che nascono e una culla ispira più dell'Arena di Verona stracolma di gente venuta ad ascoltarti.
A Sassari piove, mentre cammino impavido in queste raffiche di maestrale, penso a quale albero regalarti. Al carrubo di Pasquale affiancherò probabilmente la vallonea di Antonio, e sarete fratelli di foglia, pronti a sfidare le calure estive e a farvi compagnia quando scoprirete quanta malinconica desolazione sprigiona un campo in inverno. Sei nato in una notte di pettole e di baccalà, sarai l'uomo della vigilia, l'attesa trepidante della festa come stato permanente di felicità.

Antonio abbi cura di te. Impara a viaggiare. Impara a parlare, anche quando l'orgoglio te lo proibirà. Una signora, pochi giorni fa, ha portato un ottimo esempio di educazione nel forum regionale giovani dell'AVIS. Il padre non le chiese mai di stare in casa, di non uscire, non le impose barriere di sorta, nonostante gli anni della sua adolescenza fossero molto meno aperti e liberi di quelli che vivrai tu. Le disse solamente questo: "Sei libera di fare ciò che vuoi, ma non farmi mai vergognare di essere tuo padre". Era la forma di responsabilizzazione più grande. Toccava a lei interrogarsi in ogni azione su cosa potesse portare il padre alla vergogna. Toccava a lei gestire, regolare, equilibrare la sua libertà. L'educazione rigida porta spesso alle sfide e al contrasto. La fiducia è l'unico strumento utile per crescere serenamente nel rispetto delle regole. E noi avremo fiducia in te.
Antonio non so che paese ti lasceranno. Io non ho mai creduto nella regressione, eppure mi rendo conto che un tempo Parco Montalbano aveva un laghetto dove i giovani andavano a fotografarsi, lasciando ai posteri nostalgici paleoselfie. E oggi, nel paradosso dei paradossi, quel laghetto con ponticello romantico è ancora in balia di un programma elettorale che reciterà per l'ennesima volta "Completamento dei lavori di parco Montalbano". Non avranno neanche la dignità di evitare di scrivere per l'ennesima volta l'ennesima presa per i fondelli. Io non ho mai creduto che si stava meglio quando si stava peggio. Queste frasi lasciale sempre al chiacchericcio dei supermercati e alle persone vittime di se stesse. Io so che quando avrai bisogno di ossigeno, basterà bussare ai camerieri di Borgo Ducale per chiedere cinque minuti di meditazione dalla Torre del Salto. E da lì vedrai che bel paese è il tuo, quanta grazia in quelle case che salgono armoniosamente verso l'osservatore e che vivono le stagioni arroccate in difesa l'una dell'altra. Oppure ti basterà un giro solitario in Piazza Duomo nella luce serale di maggio per ringraziare il cielo, tra voli di rondini in festa, di essere cittadino leccese e di aver avuto il privilegio di godere quotidianamente di tanta bellezza.
Antonio vivi sempre con gioia, non guardare lo zio quando il suo umore cala inesorabilmente e perde attimi preziosissimi di sorriso. E segui una regola che mi ha sempre portato bene, quddu ca ti noia è bbuenu cu faci. Dietro ogni montagna, finta o vera che sia, si aprono vedute straordinarie sul mondo migliore possibile a noi riservato.

Cosa desidero per te? Desidero una profonda pace dell'anima in uno spirito guerriero. Desidero che tu possa imparare la legge del perdono, quella che ti aiuta a camminare sulle funi sospese del mondo. Quella che ti fa superare le offese senza restituirle al mittente. Perchè con il tempo ho capito che l'unica medicina realmente efficace è la vendita per pochi spiccioli di alcune nostre terre avvelenate. Quelle che non avvicinano nessuno, ma che in realtà non sono neanche realmente contaminate. Quelle costruzioni assurde della nostra personalità che ci portano a pensare che possiamo allontanare il male con un timido cartello grammaticamente balordo. Il male si espelle, senza compromessi, si espelle e basta. Inutile barare. Il male si espelle con il perdono. Il male interiore dovrebbe seguire le logiche del vento, che nasce, pasce e muore. Troppa gente in questa contemporaneità si è abituata a farlo pascere e invece di spurgarlo nei tre giorni consentiti, lo conserva inspiegabilmente per anni nei meandri ammuffiti del proprio io. Quando imparerai a vendere le tue zone avvelenate per pochi spiccioli, allora sarai un uomo in grado di viaggiare felice. E' la mancanza di leggerezza che devasta ogni cosa. Facile a dirsi, lo so, ma le zavorre sono quasi sempre i pensieri tossici dai quali non riusciamo a liberarci o le decisioni che non riusciamo a prendere.

Ti auguro di dormire almeno una notte della tua vita a O Cebreiro e di non diventare mai famoso al punto tale da essere invitato all'arena di Giletti. Ti auguro di usare tutta l'educazione necessaria per stare al mondo e di conservare sempre l'indipendenza intellettuale necessaria per uscirne, da quel mondo. Impara a governare le cose, ricordando che si governano i popoli, ma anche le galline. 

Oggi nasce Antonio in casa Spina. Prego Antonio, il santo delle cose smarrite, affinchè ti aiuti a ritrovarti sempre.

"Colui che vuole viaggiare felice deve viaggiare leggero" (Antoine de Saint-Exupery)

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domenica 2 novembre 2014

Un bel posto dove trascorrere la morte

 
Musica consigliata: "Ballo in FA diesis minore, Angelo Branduardi

L'ETERNO RIPOSO 1 - Nel 1916 Sigurd Lewerentz, architetto svedese, vinceva il concorso per la definizione del cimitero di Malmö, con il progetto contraddistinto dal motto “Crinale”. Il progetto prevedeva il mantenimento dell’originaria situazione orografica e l’uso del profilo collinare come linea dividente le diverse zone destinate alle sepolture. Alla base del colle l’ingresso principale aperto ad inquadrare la cappella posta alla sommità del crinale, intesa come fondale prospettico del percorso d’accesso, come centro geometrico e religioso del cimitero. Tutto ciò veniva pensato in un contesto di fitti boschi attraversati da ruscelli, cascate e specchi d’acqua, ponendo chiaramente l’accento, in tal modo, sull’interpretazione della morte in seno alla natura. Questo cimitero d’autore, date le evidenti analogie morfologiche dei siti, può aiutare sicuramente, a distanza di un quasi un secolo,  una riflessione sull’ampliamento del cimitero di Oria, un progetto senz’anima che ha contribuito all’ennesima devastazione di un colle e alla creazione di un’area dalle caratteristiche più lugubri che mistiche. Il “nuovo”cimitero è, innanzitutto, uno spazio senza simboli. Un cimitero dovrebbe ricondurre all’indissolubile legame tra l’uomo e la natura, dovrebbe fornire occasioni di intimità e di raccoglimento, dovrebbe offrire un’atmosfera di dolce malinconia. La natura, in altre parole, dovrebbe essere protagonista, i percorsi studiati, gli edifici quasi nascosti. Se l’uomo torna alla terra ogni cimitero dovrebbe, in teoria, essere pervaso del profumo della terra e le tombe dovrebbero “soffrire” gli inverni, coprirsi di foglie autunnali e rinascere tra i primi germogli e tepori primaverili. Il nostro cimitero, invece, puzza di asfalti e si è abbuffato di tufo e cemento cancellando ogni traccia verde che caratterizzava quel luogo. Non è un problema di malinconie tardo settecentesche o di invidia per le croci bianche sui prati verdi degli anglosassoni; ignorare la presenza del verde o pretendere che la progettazione paesaggistica abbia un ruolo secondario e possa risolversi con semplici interventi successivi, è un problema culturale e di civiltà. Mentre altrove si studiano “passeggiate della memoria”, “colline delle rimembranze” e specchi d’acqua per purificazioni simboliche prima dell’omaggio ai propri defunti, noi abbiamo innalzato edifici degni delle peggiori periferie, soffocati e soffocanti, terribilmente diversi quasi a voler ingaggiare una sorta di guerra di potere anche nel regno dell’uguaglianza totale. Il problema, ripeto, è il nostro approccio nei confronti del cimitero, non un parco da vivere, una protesi felice e silenziosa della città che corre, ma un luogo tetro e distante, un recinto nel quale soggiornarci per non più di qualche minuto. Se a tutto ciò sommiamo la devastazione dei colli vicini, le strade adiacenti che invece di aprire splendidi panorami ci chiudono in spogli labirinti calcarenitici e parcheggi ridicoli senza organizzazione e segnaletica, la percezione dello scempio diviene ancora più accentuata. L’ampliamento del cimitero è privo, inoltre, di ordine, di qualità e di servizi essenziali. Non si possono, in un’epoca in cui la pianificazione è considerato l’unico strumento per assicurare una migliore qualità della vita, introdurre una fontanella qua ed un lampioncino là, tornare dopo mesi e pavimentare un pezzo, dimenticare la progettazione dei chioschi per i fiori o ignorare lo studio dei traffici e le distanze di gruppi di cappelle da “aree” di servizio con acqua, cestini e quant’altro. Questo cimitero, nella sua assenza di stile e di identità, diviene oggetto di scherno da parte di aspiranti graffitari o di giovani desiderosi di comunicare. Se si imbrattano le mura perimetrali, non si tratta di semplice vandalismo, ma di una netta presa di distanza nei confronti dell’antiesteticità del progetto. Il brutto, si sa, richiama il brutto e chiunque si sente in diritto di personalizzare a suo modo vergognose pareti, nonostante facciano da contorno ad un’area, nonostante tutto, sacra. La sfida per le amministrazioni future sarà quella di riqualificare e di salvare il salvabile, di restituire alla natura il suo ruolo, reale e simbolico, da sempre assunto nei complessi cimiteriali. La riforestazione, il ritorno dei cipressi e delle piante aromatiche della macchia mediterranea, la presenza di nuovi colori e di acque simboliche, la creazione di un vero paesaggio, potranno restituire almeno parzialmente un’identità allo scempio. E se un giorno la città potrà nuovamente contare su politici illuminati, suggerisco di investire tempo e risorse per le nostre città dei morti e di osare, anche con scelte impopolari, progetti che restituiscano vitalità a queste aree inerti come i marmi che le popolano. Per adesso invito chiunque ad osservare il “nuovo” cimitero ed immaginarlo, solo per qualche istante, come il “Crinale” di Lewerentz: molti di noi, molto probabilmente, riconoscerebbero che con questo ennesimo colle abbandonato al suo destino, la nostra città ha dimostrato non solo il suo affanno nel proiettarsi felicemente verso il futuro, ma la sua incapacità di dare perfino dignità alla sua memoria.

L'ETERNO RIPOSO 2 - A distanza di qualche anno, ospito sul mio blog questo articolo che ha suscitato al tempo della sua pubblicazione diverse riflessioni e molti contatti di persone e professionisti più o meno in accordo con i miei pensieri. A distanza di qualche anno non è cambiato molto, la lottizzazione procede selvaggia e riguarderà probabilmente anche la famosa unificazione delle due necropoli berlinesi, la Ovest monumentale dei nostri nonni e la Est palazzinara dei loro nipoti. La chiesa in questi anni non ha battuto ciglio, nessuno in diocesi si è preoccupato della cementificazione della morte e per la morte. Mi piacerebbe conoscere il parere del vescovo di turno e le ispirazioni dei geometri che si sono spartiti gli appezzamenti di quello che avrebbe potuto essere un bel posto dove trascorrere la morte. Ho viaggiato tanto in Europa e ho sperato tanto che un po' di lapidi sparse su prati irlandesi, sempre aperti al passante occasionale, potessero scatenare un sentimento di profonda invidia. Chi di speranza vive, di speranza muore. Ed è proprio il caso di dirlo. Mi viene in soccorso la musica di Stan Getz. Immagino foglie di quercia posarsi su tombe sferzate dal vento e croci distanziate con regolarità che si stagliano come unico vero simbolo di una secca poltiglia un tempo chiamato uomo. Immagino famiglie calpestare generazioni passate, senza dover sbirciare dalle grate di lugubri case concepite solo per produrre una eco lacerante. Immagino bambini interrogarsi sulle date di una giovane vita spezzata o fantasticare sulle lunghe stagioni di chi è andato ben oltre le aspettative di vita di questa parte di mondo. Immagino donne posare i loro fiori e canticchiare con la serenità della rassegnazione le strofe di Autumn Leaves: "Dal momento che te ne sei andato i giorni si allungano/E presto ascolterò una vecchia canzone d'inverno/Ma mi manchi più di tutto, tesoro mio/Quando le foglie d'autunno cominciano a cadere".

"C'è una poesia di Novomeský dedicata a un cimitero slovacco. In molti villaggi fra le montagne, i cimiteri non hanno recinto o ne hanno uno che quasi non si nota, sono aperti e si allargano nell'erba del prato, corrono lungo la strada come a Matiašovce, verso il confine polacco, o si trovano all'inizio del villaggio, come un giardino davanti alla porta di casa. Questa familiarità epica con la morte - che si trovava ad esempio nelle tombe musulmane in Bosnia, tranquillamente collocate nell'orto di casa, e che il nostro mondo tende invece sempre più nevroticamente a rimuovere - ha la misura della giustizia, è il senso del rapporto fra l'individuo e le generazioni, la terra, la natura, gli elementi che la compongono e la legge che presiede al loro combinarsi e disgregarsi" (Danubio, C.Magris)

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mercoledì 1 ottobre 2014

"...perchè chi non sa ha già perso la partita..."



Musica consigliata: "Coming up for air, Philip Selway"

Ho sempre guardato con attenzione una cornice in argento, immobile e sonnolenta su di una consolle verticale del salotto. Non è la solita cornice in argento, elaborata al limite del kitsch, da digerire come pillola amara dopo i saluti di una cerimionia di battesimo, di comunione o di matrimonio. E' una cornice molto squadrata, semplice, nata per trasmettere un messaggio lievemente inciso nel metallo: "Un giorno da ricordare". In quella foto corro ad abbracciare mio fratello, come avrò fatto mille volte da bambino, ma quel giorno così ordinario è divenuto straordinario per il semplice fatto di aver vinto una selezione interna, collocandosi in quello spazio espositivo d'onore dal quale nessuno ha più avuto il coraggio di rimuoverlo negli anni. Alle spalle della scena, la fine di uno scivolo, quasi a voler metaforicamente ricordare ai futuri uomini che nella vita non sarebbe stato poi tutto in salita, come magari qualcuno avrebbe voluto farti credere.
Sono reduce da un'altra giornata da ricordare. Non per la stretta di mano di un presidente regionale che ti chiama per nome, ma perchè venerdì 19 settembre penso di aver chiuso un percorso di vita, fatto di esperienze che potrò raccontare ai miei figli con ricchezza di dettagli e autentica soddisfazione. Ho sempre sperato di poter vivere un periodo della mia esistenza in cui le mie azioni fossero condivise e indirizzate da un movimento. Un movimento di rinascita artistica, culturale, sociale. Un po' come ricordiamo la secessione viennese di Hoffmann, il Bauhaus di Gropius, lo slancio architettonico della Parigi di Mitterand, la riqualificazione di Barcellona con i fondi dei cinque cerchi, il risveglio di Bilbao nel titanio del Guggenheim, la proiezione futuristica di Bristol nelle atmosfere del Trip hop, la Praga di Jan Palach, i picchi artistici nella Arles di Van Gogh e Gauguin. Sono arrivato a 35 anni con sogni di questo tipo, mi sarei accontentato di un percorso locale, di portata ridotta, ma almeno sincero, pulito, genuino, innovativo, deciso, concreto. Passavano gli anni e non riuscivo a sentire il profumo di un contesto che torna a crescere, a caratterizzarsi, a darsi un'identità tale da essere ricordato nel tempo per qualcosa. Sarà stato per il nostro egocentrismo, per l'incapacità di condividere i sogni e di far svegliare nella gioia della realizzazione un gruppo di uomini che, con perseveranza, sono stati più forti dell'incapacità collettiva di prendersi per mano verso un obiettivo comune. Ma venerdì 19, in quella stretta di mano, ho sentito un fremito leggero attraversarmi la pelle. Era la meglio gioventù pugliese che si è raccolta in questi anni nei sogni di un presidente e ha cambiato questa regione a velocità incontrollata. Sono fortunato ad aver fatto parte di Principi Attivi, dei Laboratori dal Basso, delle N.I.D.I, di Start Cup Puglia, di tutta questa mole di onde in cui bisognava tuffarsi per rimettere in moto una consapevolezza. Forse non abbiamo prodotto opere del calibro del "Caffè con terrazza di notte" e non saremo ricordati per gli impulsi spazio-temporali generati da Teardrop dei Massive Attack. Ma abbiamo fatto parte di un circuito senza precedenti, un circuito orgogliamente europeo e meridionale, e lo abbiamo alimentato con grande entusiasmo, portando il nome della Puglia nel mondo.
Vendola è un politico, con i suoi pregi e i suoi difetti. La mia famiglia ha subito le conseguenze di alcune sue politiche in materia di Sanità, ma non soffriamo di vittimismo per fortuna. Nessuno può negare a quest'uomo che la sua "s" sibilante abbia dato un indirizzo chiaro e deciso alla Puglia che vorremmo e che per certi versi iniziamo ad avere. Perchè un buon politico non deve essere un idraulico chiamato a riparare una conduttura, ma colui che ha la responsabilità di scegliere quale acqua far passare in quella conduttura per alimentare degnamente l'oggi e il domani di milioni di persone. Un buon politico sale sui monti per vedere più in là e si carica di tutte le responsabilità per scegliere la sorgente migliore. Sta al popolo raccogliere quelle acque buone e irrigare filari di futuro, sperando siano equamente ripartiti.
Riporto le parole del presidente, chi vuole apprezzarne il contenuto è libero di farlo: "...bisogna costruire in Puglia un ambiente sociale che ci aiuti a capire quanto è importante che i bambini imparino le cose fondamentali della tecnica e della scienza, che ci sia un'alfabetizzazione tecnologica...perchè chi sa può farcela, chi non sa ha già perso la partita...". Per cambiare lo stato delle cose, basterebbe mescolare un estratto di queste parole nella razione di latte di ogni studente, al mattino, prima di ogni azione che necessita una scelta senza compromessi tra l'impegno e la pigrizia, tra la voglia di conoscenza e la completa beata rassegnazione all'ignoranza. Se l'abbandono scolastico non è una piaga, se la laurea non vale niente, se l'occupazione non piove dall'alto in autunno, se il lavoro tocca sempre agli altri crearlo, con quali mezzi tamponeremo lo scorrere dei rotoli del mondo, quali strumenti adotteremo per barricarci contro i fallimenti nel periodo migliore della nostra vita? A tutto ciò, infine, aggiungo l'insegnamento del padre di uno dei ragazzi premiati: "...se vuoi lavorare, America e lì, America è qua". In dialetto barese ha una presa notevolmente superiore, ma non so trascrivere questo pensiero in barese e lascio immaginare ai miei lettori l'efficacia del contributo linguistico nel trasferimento del messaggio.
Rientrando a casa dopo l'esperienza alla Fiera del Levante ho ascoltato Stereonotte, programma radiofonico condotto da Enrico Silvestrin. Philip Selvay ha pubblicato un pezzo infinito dal titolo "Coming Up for Air". Ho attraversato mezza Puglia bagnato da questi suoni nella testa, controllando i miei slalom stradali tra teneri ostacoli di palle animate con aculei e vibrazioni uniche derivanti dall'essere vivo in questo tempo, in questa regione, in questo percorso che ho deciso di sposare. "Coming up for air" ha il marchio di garanzia derivante dall'essere un frutto generato dalle infinite risorse e ramificazioni dei Radiohead. Ma è un pezzo di rara estensione, fisica e non, verso una sublime ascesa verso l'aria, l'ossigeno, la libertà. These are the days. Autumn days.

Re-Play ha vinto la Menzione Speciale "Social Innovation" nella Start Cup Puglia 2014. E' un progetto basato sullo sviluppo di eco-giocattoli realizzati con plastiche da riciclo derivanti da pannolini post-consumo. A cura dei ricercatori del CETMA: Alessandro Balsamo, Riccardo Gennaro, Alessandro Marseglia, Giuseppe Modeo, Alessandra Passaro, Luca Rizzi, Ubaldo Spina.

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"...con l'entusiasmo spesso troppo facile del poeta d'avanguardia, egli canta la libertà di questa nuova generazione, ma quell'assenza di memoria e di consapevolezza del conflitto morale fa assomigliare quei figli a una folla al di qua del bene e del male, amorfa e incolore, senza peccato e senza felicità, innocente e vacua". (Claudio Magris a proposito del poeta Vasko Popa)

© RIPRODUZIONE RISERVATA - Foto di FRANCESCA CAFARELLA

venerdì 29 agosto 2014

Con la musica in un grazie!


"Con la Musica Nel Sangue!" è un evento di musica solidale nato nel 2008 da un'idea di Vincenzo Arpa, Mina Dell'Aquila, Salvatore Schirinzi e di chi scrive (in ordfine alfabetico, come sempre), sostenuto fin dal primo momento dal presidente dell'AVIS Comunale Oria Giancarlo Mingolla. Nel corso degli anni abbiamo portato questo progetto in Piazza Municipio, Piazza Cattedrale, in Teatro e sulla scalinata di via Pasquale Astore. Dopo sette edizioni, sento il dovere di analizzare ciò che è stato e ciò che potrebbe essere, cercando di conservare il ritmo e scrivere una serie di ringraziamenti con un tempo terzinato.

L'edizione 2014 si è presentata, innanzitutto, con un logo. Forse è arrivato troppo tardi, ma ora c'è e lo valorizzeremo nel tempo. L'AVIS, su proposta degli amici di Laboratoria, ha aperto il format a nuove forme di aggregazione associativa per moltiplicare i messaggi di solidarietà, senza rendere esclusivi quelli statutari relativi alla promozione della cultura della donazione del sangue. Già, cultura della donazione, perchè donare è un dovere di chi è in buono stato di salute e trasferire una cultura solidale è alla base di una società che dice di chiamarsi civile. Nasce così un concerto pro Fondazione ANT. Perchè viviamo da anni una guerra, probabilmente solo perchè le bombe non piovono dal cielo non siamo ancora dietro le barricate. Oltre 200 famiglie assistite da ANT in Oria dal 1998 in poi, oltre 1000 decessi all'anno in provincia di Brindisi per tumori solidi e leucemie. Cosa aspettiamo? A chi spetta promuovere una campagna di prevenzione oncologica? Vogliamo anticipare per tempo l'insorgere della bestia ed evitare un vuoto perenne a decine di famiglie? Non sarà un concerto a salvare le sorti della nostra salute. Se molti dei miei concittadini fossero più intelligenti, invece di smaltire rifiuti illegalmente e invece di rendere via Mario Pagano un concentrato di polveri sottili, forse potremmo farcela anche senza musica. Ma si sa, la nostra contemporaneità ha bisogno di eccessi, vita e morte vogliono andare di pari passo, consumare senza freni e inquinare sono sempre l'anticamera della sofferenza. Ditelo ad un ragazzo che corre su è giù dal mare in SUV, per poi raggiungere di sera sagre e concerti, abbuffarsi di carni rosse e di grassi saturi, respirare particolato e ungersi di ultravioletti. Diteglielo, per favore.

Abbiamo rinnovato la grafica dei manifesti e marchiato anche quelli dei gruppi in tour. Le magliette incrementano il senso di appartenenza, di chi organizza e di chi partecipa. In questo caso anche di chi contribuisce alla causa. Abbiamo rinunciato ai posti riservati, quei posti imposti da persone che vivono ancora antichi retaggi di sudditanza nei confronti di autorità assenti o disinteressate. Il concerto AVIS è stato aperto nuovamente  a tutti, alla meritocrazia del "chi primo arriva...", alla libertà di scegliere la prima fila o l'ultima gradinata. Perchè lasciare un posto di pregio a chi arriverà in ritardo per un saluto e andrà via poco dopo, che gioco è? E perchè nessuno di questi signori che chiede l'adesivo "Riservato" si è mai interessato a riservare un posto ai bambini, che forse più degli altri potrebbero essere danneggiati dall'occupare le ultime file. Siamo vecchi, dentro e fuori. Legati ad un mondo di logiche malsane e contorte. E non abbiamo voglia di futuro.

Un grazie speciale al presidente Giancarlo Mingolla per aver diretto e sostenuto gli sforzi organizzativi da una camera di degenza, colmando diverse lacune e inviandoci mani e soluzioni preziose grazie alla rete di relazioni costituita dai nostri 400 soci. Grazie ad Alessio Carbone per aver partorito il nuovo format, per aver indirizzato l'evento in un camerino rivestendolo a nuovo e per la freschezza delle idee sperimentate sul palco di questa edizione. Grazie e Luigi Cappelli, Simona Erario, Francesco De Gaetani e Vincenzo Cozzetto per la squisita dedizione, in qualsiasi ruolo siano stati chiamati a collaborare. Grazie a Barsanofio e Giovanni per la fornitura di scope e palette ad un gruppo di giovani netturbini improvvisati. Nessuna nota polemica nei confronti dei nostri amministratori, ma esistono eventi di serie B se la mattina dopo l'esibizione di Carla Fracci la piazza era una discarica e nessuno si è curato di renderla dignitosamente accogliente per il pubblico AVIS. Se in tutto ciò vogliamo anche includere il rispetto per il luogo sacro, forse non toccava a noi raccogliere decine di guide di Artemisia solcate dalle suole in gomma o le bottiglie degli invitati al banchetto. Sono questi episodi ad evidenziare lo stato delle cose e quanto disorganica sia l'azione di chi dovrebbe rendere ogni spazio un meraviglioso salotto all'aperto. Il decoro urbano è alla base di ogni politica turistica. Grazie a Pierdamiano Mazza per il supporto e per i richiami alla conservazione di equilibri formali sempre necessari. Grazie ai ragazzi di Where To, in particolare Nadia Spinosa e Dominic McCarthy, che hanno iniettato internazionalità all'evento; Yue Li, la cinesina, non pronuncerà mai più in vita sua qualcosa di più difficile di un cognome come Di Domenicantonio. Un grazie all'assessore Claudio Zanzarelli per aver accolto l'evento nell'estate oritana e per aver gestito il problema sedie con grande disponibilità, aprendo le porte della Biblioteca Comunale e impegnandosi personalmente nel carico/scarico delle stesse sotto il sole di un pomeriggio agostano. Eh già, perchè al mattino la stessa piazza sudicia era anche sprovvista di sedie, ma questa è un'altra storia, storia di service che con sporca maestria creano disservizi, senza neanche preoccuparsi di fare una chiamata e trovare soluzioni condivise per il bene nostro, loro e degli eventi che verranno. Grazie alla famiglia Andriani, Antonella, Martina e Agnese, per l'impegno annuale a sponsorizzare i premi di un concorso che piace e che, di anno in anno, lascia emergere potenzialità creative inimmaginabili. Grazie a DA Service. Grazie ai dirigenti scolastici. Grazie alla stampa che ci ha ignorato, se avessero pubblicato qualcosa avremmo avuto molto meno seguito. Grazie a Daniela Ariano per avermi fatto scoprire "I Maltesi". Grazie a "I Maltesi" e ai "Bundamove" per la professionalità delle loro esibizioni, per aver fatto cantare la cavea i primi e per aver fatto ballare la piazza i secondi. Non c'è stato alcun bisogno di gendarmi con i pennacchi e con le armi e forse non sono state rubate neanche auto, e la cosa sinceramente mi rincuora. Grazie al cielo per averci risparmiato quattro gocce sadiche.

Grazie a Giovanna, infine, per questa splendida estate.

Non era facile essere all'altezza nella settimana dove si sono concentrati gli eventi principali dell'estate oritana, per contenuti artistici, aspettative e fondi messi in campo. Artemisia, Labemolle, Gran galà della Cultura, Corradino. Abbiamo fatto del nostro meglio, con semplicità. CMNS non diventerà il Glastonbury Festival, "La Notte della Taranta", il Locus Festival, ma potrà dire la sua e dovrà in qualche modo specializzarsi, rafforzare la sua identità e sostenibilità ambientale, valorizzare maggiormente le peculiarità locali e tenere a distanza ogni tentazione di business. Un mondo migliore si crea senza chiamate alle armi, ma con l'esempio delle persone per bene. E una persona per bene, lo dico sempre, è colei che sa stare al mondo. Per quanto voi vi crediate assolti, sarete sempre coinvolti...

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"Se cambia la musica, cambieranno anche le istituzioni più importanti" (Platone)

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giovedì 7 agosto 2014

Devi lottare per il tuo diritto di festeggiare (Venne il tempo)




Musica consigliata: (You gotta) fight for your right (to party), Coldplay cover (Live May 4, 2012)

Venne il tempo in cui suggerivo vivamente ai miei lettori di accompagnare questa lettura con una cover interessante di un brano dei Beastie Boys. Prima di scorrere le righe che seguono, è bene quindi assentarsi temporaneamente su YouTube e avviare la musica di sottofondo. Si può festeggiare mentre Gaza viene bombardata? Mentre i miei conterranei muoiono in ospedali oncologici? Mentre barconi di corpi ammassati provano a raggiungere una riva siciliana? Mentre il parlamento continua a temporeggiare su ogni timida prova di cambiamento? Mentre si buttano batterie usate nei filari di ortaggi? Mentre, mentre, mentre...No. Non festeggio. O almeno provo a essere solidale con tutti coloro che non avranno mai occasione per farlo e che, chissà, forse ai trentacinque non ci arriveranno neanche. Il mio minuto di silenzio è tutto in questa introduzione globale, mentre provo a sciogliermi e a prendere meno sul serio le catastrofi di questa contemporaneità. Quello che sento di dire, in questo giorno, è che bisogna lottare ogni giorno per il proprio diritto di festeggiare. E cos'è una giornata di festa? Se non un concentrato di attenzioni e di sorrisi o una domenica di sole con potente scampanio nell'aria? Un giorno in cui tutto il mondo sembra prendersi per mano e rallentare, o meglio ancora arrestare una corsa folle verso un futuro sempre più obeso e avvelenato. Un giorno in cui la gente smette di pensare che oltre il nulla c'è solo il niente e che la Fanta sia un'aranciata. La festa è un amico che ti chiama e che ti ribadisce che tu, nonostante tutto, stai bene, sei imbattibile in benessere. La festa è una voglia d'Europa ancora intatta. La festa, per me, è posare la testa sulle cosce della propria amata e sentire una mano accarezzarti il capo mentre scorre una conversazione intima. La festa è un istante di dolcezza. Il resto è solo aria fritta in olio di semi scaduto. E per il suo smaltimento mi batterò, sempre.

Venne il tempo in cui ero ancora capace di sentire il suono del Mediterraneo, nonostante lo schiamazzo dei lidi concesso in una logica molto singolare basata sull'annientamento della quiete del mare. Non sono stanco di vedere scorrere le lacrime, ma mi piacerebbe frequentare un corso contemporaneo per individuare l'esatta collocazione della sorgente che improvvisamente sgorga in mia presenza. A volte mi chiedo se sono rifugio per gli afflitti, ma riconosco che sentire una guancia bagnata sfiorare il mio collo provoca in me una sensazione di profonda pace e rende giustizia alla mia presenza nel mondo. Venne il tempo in cui andavi via, troppo presto, troppo tardi. Sei stata la prima donna a chiederemi di portarti con me, in quel francese limpido che solo due labbra con taglio morbido centrale sono in grado di generare. Portami con te a Bruxelles, in Europa, andiamoci insieme, lasciamo tutto! E mentre provavo a organizzare la lunga trasferta, eri già sulle colline marchigiane a inventare un nuovo presente, mentre io mi perdevo nel ricordo della tua passionalità e ci restavo beato nell'assenza più lunga di certezze che la vita mi abbia mai regalato. Venne il tempo dei baci nei parcheggi e dello srotolamento dei corpi su sabbie adriatiche, il giorno prima della presa della Bastiglia o della presa della Freccia Bianca, fate voi. Venne il tempo in cui la mia vita era ormai fuori controllo, spegnendo i principi di ogni monotonia e regalandomi incendi devastanti nella mia recente storia da adulto. Ho sempre odiato il fuoco, quelle fiamme che bruciano d'estate ettari di boschi e lasciano scheletri vegetali per la gioia dei piromani e dei costruttori abusivi, giusto qualche ramo eroico per dare riposo al corvo di turno. Ed è così che mi sentivo, in quel tempo.

Venne il tempo della confusione. Quando una donna che ti ama dice di essere confusa, o meglio quando una donna che dice di amarti è confusa, sia l'amore che la confusione sono ami gettati in un mare dove altri pesci nuotano e attendono di abboccare. Se questo concetto sull'amore è confuso, ritiro tutto oppure lo lascio in frigorifero per le sole persone intelligenti. Venne il tempo dell'oroscopo dell'Internazionale e di un attore che impersonava Peppino Impastato. Dal basso del suo palco di provincia provò a ferirmi gli occhi dicendo..."Peppino, non potrai mai vivere una vita con una persona di nome Anna! Anna è acronimo di Amore Non Ne Avremo, il fallimento della tua relazione eterna è nel suo nome". E' una cosa talmente stupida che provo a inventare una frase con sei lettere che iniziano per U, ma è pur sempre vero che io questa cosa l'ho sperimentata.

Venne il tempo delle linguette delle lattine. Secondi di vita persi a calibrare un destino facendo attenzione a farla rompere nel punto esatto in cui desideri che qualcosa accada. Il tempo delle rivoluzioni negli uffici che hai frequentato per anni, del cambio ai vertici, dei corsi su come montare in groppa alle responsabilità, come se questa vita le avesse finora sapientemente schivate in un arguto rincorrersi tra siepi basse nel bel mezzo di un nascondino serale. E' da una vita che mi sento responsabile di qualcosa, anche delle cose che mi sfiorano lontanamente ad anni luce di distanza. Che bello il concetto di anno luce, penso...Il tempo in cui chi doveva darti una direzione è ora chiamato a darla a se stesso, mentre in un angolo del tuo cammino sei già pronto a spolverare un po' di talco sui piedi in attesa delle ennesime salite autunnali. La professionalità è anche l'accettazione delle sfide, delle progressioni e delle regressioni di carriera, è anche la richiesta ultima di allontanamento di un calice in un orto molto più grande di te. "Venga il tuo regno e venga pure Babbo Natale..."

Venne il tempo della compagnia, il tempo in cui esortavo me stesso a raddoppiare i livelli di conversazione e di socievolezza umana, che, come ben sapeva il Mefistofele goethiano, sono la condizione in cui ognuno trova realmente se stesso. Basta amare la solitudine, falso segno di profondità e di elezione spirituale, scrive Claudio Magris.

Venne il tempo della riflessione. Delle notti su Skype a parlare di parenti marinai, di salme da vestire, del concetto di adorabilità, della sveglia con vista sul mare, delle creme australiane, dei frutti del platano. Di come organizzare una corsa campestre che ci porti per logiche insiegabili a vivere nella capitale del Belgio, in uno stabilimento tedesco a progettare cappe, a tornare nella nostra Puglia. Il tempo di una vita legata provvisoriamente a un'Elica, pronta a tagliarti in un trionfo di splatter o a farti volare angelicamente verso la tranquillità del sentirsi finalmente coppia. Vorrei bussare ogni giorno alla tua porta, se solo sapessi dove farai abitare il tuo cuore.

Un blog è solo un piccolo barattolo di vetro trasparente che contiene pensieri compressi come pile di fichi secchi. Sapere che un giorno potrai attingerne liberamente mi riempie di gioia.

Venne quindi il mio tempo. Non sono mai stato così giovane.

...

“Dimentica la sofferenza che hai causato agli altri. / Dimentica la sofferenza che gli altri hanno causato a te”. Questi versi sono tratti dalla poesia Dimentica, di Czesław Miłosz. Secondo la mia lettura dei presagi astrali, sarebbe un ottimo momento per liberarti delle vecchie ferite, sia di quelle che hai inflitto sia di quelle che hai dovuto subire. Occasioni come questa non si presentano spesso, Leone. Ti invito a pagare i tuoi debiti emotivi, a dichiarare l’amnistia, e abbandonarti a un’orgia di perdono. Ti viene in mente qualche altra cosa per fare tabula rasa e ricominciare da capo?

(da "L’oroscopo di Rob Brezsny" del 26 Giugno 2014 per il segno del Leone)

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martedì 29 luglio 2014

Questo è un buon inizio


Musica consigliata: "Ágætis Byrjum, Sigur Rós"

Oggi, a un anno di distanza, ricordo il Cammino di Santiago rivisitando il testo di Ágætis Byrjum dei Sigur Rós. Questo è un buon inizio.

"Le migliori speranze divengono realtà / mentre percorriamo le città / tra sorrisi e risate, felici. 
Si incontrano l'amicizia con la fatica / Celebriamo il giorno / Dopo un anno di attesa. 
Il sogno è nato lontano. 
Mangiato e bevuto a sazietà / pagato il conto / con i soldi che abbiamo oggi. 
Ci sediamo, eccitati / mentre ci ascoltiamo entrare / In sintonia con la musica. 
Sembra che nessun altro ascolti.
ma è una cosa totalmente diversa / viviamo in un altro mondo / perché non siamo mai invisibili.
Pochi giorni dopo / ne abbiamo riparlato / il suono non era buono. 
Abbiamo concordato che / sulla maggior parte delle cose / Avremmo fatto meglio la prossima volta. 
Questo è un buon inizio".
...

"A piedi, a 4 km l'ora, il rapporto con il mondo cambia. Succedono cose che fanno venire la voglia di tornare" (da "Avanti, in cammino!" di Alix de Saint-Andrè).

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venerdì 27 giugno 2014

"...ma il secondo topo si becca il formaggio!"


Musica consigliata: Giugno dov'eri?, Perturbazione

14 Giugno 2014

Ho sempre festeggiato questo giorno. E' la mia celebrazione preferita dal 2008. E' la giornata mondiale del donatore di sangue, WBDD, l'acronimo per eccellenza per una marea di giovani impegnati nelle blood donors organizations. Ho trascorso il mattino a montare lampioni in stile per togliere sorgenti fluorescenti anni ottanta da un prospetto ottocentesco. Con esiti non lusinghieri, certo, ma dietro ogni grande risultato è necessario accumulare decine di insuccessi. Mettiamola così, sono ottimista a sette giorni dall'estate astronomica. Stasera devo parlare in pubblico. In una tavola rotonda, come si usa dire, che quasi sempre rotonda non è. Non avrò Sir Lancillotto Del Lago al mio fianco, ma qualche esperto internazionale in quella disciplina che in qualche modo ha deciso di invadere la mia vita, nel bene e nel male. Stasera, quindi, devo parlare di design in pubblico. Nel frattempo ho una ragione in più, una Ginevra, quelle persone che sai che esistono, ma che per esplosione disorganizzata dei percorsi di vita non ti è stato mai possibile conoscere. Ricordo una storiella interessante di un ubriaco smarrito nel mezzo del Paese che osò dire: "Ci eti veru ca la Terra gira, casa mia ha passà ti quani..." E si piantò in quel punto esatto della via in attesa che la rivoluzione galileiana fosse di aiuto anche per lui. Nel mio caso la Terra ha girato per davvero e senza particolari sforzi è stato piacevole ritrovarti. Ci siamo intrecciati come glicine in questi anni e siamo saliti ai piani superiori, chissà, ora proveremo a divenire pergola e ad ombreggiare un po' della nostra meritata pausa.
Cosa ho imparato da questa tavola rotonda? Che le tradizioni si inventano. Che bisogna tornare alla centralità della persona, perchè una persona può far diventare un progetto mediocre un grande progetto. Che marketing e comunicazione si sono appiattiti al punto tale da sembrare quasi la stessa cosa. Che un cinese non produce male per indole, ma per sfogo..."se tu pagale come dici tu, io lavolale come dico io! Se tu pagale come dico io, io lavolale come dici tu", pare sia stato detto agli occidentali a più riprese. Ho imparato che tra design e Vangelo esistono fior di contaminazioni, del tipo "Chi è senza copiatura, scagli la prima pietra!". Che i tedeschi non amano chi si sbilancia con troppe promesse, che ai Giapponesi bisogna saper parlare in modo sommesso (questo lo sapevo grazie anche al praticantato svolto a fare inchini alla gente di Sapporo), che il Made in Italy è tra i primi 5 marchi riconosciuti al mondo e se la gioca con nomi del calibro di Apple, Visa, Microsoft, etc. Ho imparato che quando voglio, ho qualcosa da dire anche io, con sicurezza, con scioltezza. Ma soprattutto ho imparato quel detto americano: "Il primo uccello della mattina si becca il verme, ma il secondo topo si becca il formaggio!". Ovvero? Di cosa stiamo parlando? Di una metafora per chi vuole fare business negli Stati Uniti, una riformulazione originale dell'uovo oggi e della gallina domani. Non so, sono confuso. Meglio arrivare primi e fare piazza pulita, o lavorare con pazienza, anche accontentandosi, per ottenere il massimo della posta e per lungo periodo? Non so, bisso la confusione. Di certo il secondo topo è quello che arriva dove gli altri hanno aperto una strada, magari sfiorandoli sghignazzando mentre si dissanguano al centro di una tagliola. E quindi? Oppure non ho capito niente, ipotesi diversamente probabile.
Cosa aggiungo dopo questa sera alla mia idea di design? Che la Puglia continua ad essere una terra fertile, tanto fertile da subire i primi attacchi di colonizzatori milanesi pronti a dettare legge con regole e strumenti nuovi quanto un televisore a tubo catodico. Aggiungo che il design regola tutto ciò che ci circonda, perchè è necessario come l'alimentazione e guarisce più della medicina. Aggiungo che non ho ancora una mia definizione di design, e che quindi mi rimetto alle parole di Kostantin Grcic: "...quando creo lo faccio per la gente, non per un'entità astratta o per il mercato, ma per la gente vera, quella che conosco e che amo".
Cosa ho imparato da questa sera? Che non esiste bellezza più stimolante dell'operare in un presente fragile e che valeva la pena cercarti. Spero che di me non ricorderai solo un presepe bianco. Giugno, dov'eri?
...
"Una donna che si nasconde nell'auto di un uomo alla Mezzanotte del lunedì non sarà mai la madre dei miei figli. Possa il Signore guarirti dentro e fuori". (A.Topin)



© RIPRODUZIONE RISERVATA - Foto di SILVANA PADULA - Progetto di GIOVANNA RUBINO AMATI - ANTA METALLICA PER OFFICINE TAMBORRINO

martedì 17 giugno 2014

Life on demand


18 Aprile - 17 Giugno

Musica consigliata: Miles Davis, All blues sessions

Non è facile ereditare qualcosa. Si ha sempre paura di non essere all'altezza e io vivo costantemente la paura di non essere all'altezza. Così non è stato facile ereditare il nome, la storia e la vita dello Studio Associato di chimica Piro e Spina, per vestirlo in un bel giorno di luglio con una ragione sociale e una storia per certi versi nuova. E allora, senza limitazione di responsabilità, ho cercato di raccontare questa storia attraverso un carattere e dei segni grafici. Ma soprattutto assegnandole un pay-off che potesse traghettare il laboratorio nel suo mondo ormai rivoluzionato. Abbiamo deciso di scartare le banalità del tipo "da 30 anni insieme a voi, sempre al tuo fianco, le analisi migliori del Sud Italia :-D, professionalità e cortesia al tuo servizio, ..." Che senso avrebbero avuto? Che presa avrebbero avuto? Nessuna. Nell'era degli smartphone, dei tablet, di Skype, dei notebook, della Champions League, della TAC, che senso avrebbe avuto presentarsi al mondo con uno slogan di provincia? Per chiuderci e tingerci di verde Lega di fronte alle sfide globali e dire all'inglese che la deve smettere di entrare nelle nostre case con tanta prepotenza? No. Volevamo raccontare un nuovo mondo, una nuova sanità, un nuovo modo di fare diagnosi nell'era della personalizzazione. Tutto è su misura, anche la sanità. E la vita è su richiesta, da accendere come i canali televisivi dell'era digitale, da abbottonare come camicia sartoriale modellata sulle nostre circonferenze, da personalizzare come cialda sulla torta di compleanno di un bambino. Le analisi altro non sono che pacchetti di informazioni dove il tuo stile di vita e la tua genetica si raccontano in range di valori ed è in quelle alterazioni che la vita può essere presa per mano e ricondotta a richiesta verso la normalità. Quando possibile, naturalmente. Quando il Signore vuole, indubbiamente.
Ma il laboratorio si racconterà soprattutto attraverso quelle sferette in linea, ovvero il percorso di ogni malattia che si manifesta gradualmente fino a diventare insidioso, critico, buio, il pallino nero, l'ultimo stadio prima di farsi monitorare. Ma poi trova noi, la & commerciale che io chiamerei la & del supporto & dell'accompagnamento, verso l'azzurro, verso la pulizia, verso il riassorbimento della patologia...fino a sfumare in colori celesti, la guarigione, il non pensarci più, il tutto passa al quale dovremmo sempre abituarci.
Non ho mai condiviso le targhe dorate, i titoli accademici cesellati in corsivo, il proliferare delle specializzazioni, l'autoincensazione. Noi siamo PIRO&SPINA, non sono i simboli a decretare la professionalità, ma l'accoglienza e il saper fare. E così il carattere maiuscolo è quasi ludico, imperfetto, non definito, così, tanto per non prendersi troppo sul serio, per ridurre la distanza tra scienza e società come mi hanno insegnato nell'autunno di Losanna. E il colore è l'azzurro di una bella giornata, l'azzurro del mare, l'azzurro di una salute recuperata pronta a scoppiare in questa preziosa fetta di tempo concessaci. Mi piacerà ascoltare i commenti dei nostri fedeli amici e clienti, di coloro che faranno uso del vocabolario, di quelli che avranno timore per questa inversione di rotta. Ma non c'è errore più grande del credere di abitare un mondo compiuto ed esaurito. Meglio un'assenza da colmare, che una presenza graveolente. Non c'è innovazione senza cambiamento, non c'è futuro nello stallo delle cose.

Possa questa estate non finire mai, non ho spazio a sufficienza per depositarvi tutta la mia fortuna.
...

"Il viaggiatore è simile al malato, è in bilico fra due mondi. Il cammino è lungo anche se ci si sposta soltanto dalla cucina alla stanza che guarda verso Occidente e sui vetri della quale si incendia l'orizzonte". (Jean Paul)

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venerdì 16 maggio 2014

E penza comu la vue’ pinza’, è canzona ca la ‘ma cantà...




Musica consigliata: Ea ea ea comu l'ogghia rimidià...

Cara nonna,

auguri di buon compleanno! E' difficile scriverti in questo giorno, in un blog (sai cosa significa? :-) che voleva parlare d'Europa e finisce quasi sempre per parlare di me. Gli anni non cancellano i ricordi, ma immaginarti di fronte al fuoco e dare inizio a una conversazione non è semplice. Oggi avresti compiuto cento anni. Può darsi tu sia lì sopra a festeggiarli comunque. La vita, probabilmente, è solo una questione di spazi temporali, organizzati su più livelli incapaci di comunicare, dove l'uomo "vivo" ha la pretesa di abitare l'unico livello acceso e l'arroganza di pensare di essere il solo a possedere un'esistenza. E' maggio, il ghiaccio si è già sciolto. Non posso romperlo, quindi, ma posso raccontarti come vanno le cose da queste parti. Sarà una email interplanetaria a recapitarti i miei aggiornamenti.

Allora, da dove inizio? A Roma fa dei goccioloni, non so se Caterina si è sposata o se ha fatto guardare al suo amante l'albero ti lu chiuppu. Malipensa ruba indisturbato calandosi dai camini, la 1100 non è più un pollaio e Teodato scaglia ancora pietruzze con le sue fionde artigianali realizzate con scampoli di camere d'aria. Nona la Jattu compare qualche volta al tramonto nel vicoletto, non è sera d'estate senza il racconto delle barzellette di Isolina. Ubaldo dipinge stazioni in quel di Vibo Valentia, Nuccio lo recupereremo tra pochi giorni di ritorno dalla Libia, abbandonato semimorto sotto un albero di ulivo . E Cosimo ti riempirà di cioccolata salernitana e acque di Tabiano. A Tabiano ci siamo tornati e ti abbiamo pensato, naturalmente. Don Nicola saluta dalla terrazza di Mondonuovo. Lino ha lasciato Giurisprudenza perchè l'avvocato è una professione destinata alla frequentazione di uomini litigiosi e di arguti delinquenti. Meglio fare il medico, quindi, e sperare che per la festa dei Santi Medici non vi siano lezioni. Anna Maria avrà il suo primo insegnamento a Torchiarolo, un paese che a quanto pare esiste per davvero. Vilucciu sta terminando di montare la sua bici astronomica con mille luci. Il re è ostinato, crede ancora che il latte sia più bianco del sole. La luna è quinta decima, la cassata è scassata, da quattro ne sono rimaste tre. Ci ndivini stu nduvinieddu tu ti pigghi a me. Jerry ti ubbidisce anche se lo chiami Bolì, non soffre di disturbi della personalità e partecipa attivamente alla vita di famiglia, inseguendo instancabile il Lamborghini su e giù per le tue terre. I ladri di olive delle Pasquine sono stati colti sul fatto e hanno lasciato sul campo scope e mastelle, mentre i fuochi della festa coloravano da Sud-Ovest il cielo dicembrino. Per la festa di San Pietro andrete in vespa al mare con Nicola e Marietta. Tuo nonno continua a tenere buoni i suoi studenti minacciando di sferrargli un bel cazzotto. Il tuo detto resta valido, non fare bene perchè andrà buttato, non fare male perchè commetti peccato. Ma i giorni mi hanno insegnato che nella vita o scegli l'uno o scegli l'altro, c'è poco da fare, è nello svolgimento naturale delle azioni indirizzarle verso un obiettivo, utile o dannoso per gli altri che sia. I fiori secchi della tua Madonnina si sbriciolano con lentezza, per quanto la campana di vetro li custodisca con amore fragile. La vocazione di suora Stella è tuttora in bilico, al conte disse e continua a ripetere: "...che m'ami Ubaldo non dirlo sai, non dirlo mai!". Aurora Russo è ancora bella, la sua giovinezza rimarrà immortalata in eterno in quel di san Pasquale. Un gruppo di fedeli canta divinamente "Dell'aurora tu sorgi più bella" nei giorni della novena di Gallana. Zia Rosa non ne vuole sapere delle scatole di Santa Lucia, il viaggio di nozze della mamma di Letizia è durato appena un giorno, a Napoli le hanno consigliato di fuggire per non essere rapita. Cicirinnedda tinia nu cani, confermo. Il carabiniere di Latiano ha la pretesa di conquistarti inanellando una sfilza di ambasciate, ma non sa che il tuo cuore è promesso ad un altro uomo. Li masciari hanno detto che se supererai un brutto male, morirai anziana (che brave, ci hanno azzeccato!) Asso povero me. Giuanni lu svinturatu sta ancora camminando le tre vie del mondo per sapere se una donna è fedele o traditrice. La tua casetta è ora abitata da un gatto acrobata. Le querce del Masone sono in splendida forma e ombreggiano la nostra infanzia ad ogni ritorno. I biscotti giganti si vestono ancora di strati farinosi, si inzuppano come un tempo e sono sempre nella stessa dispensa con tendina merlettata all'ingresso sulla destra. Lu Cuponi resta una fossa inviolabile e Don Giovanni Maccarroni continua a spacciare la notizia che lui e la sua cavallina hanno trovato rifugio sotto un enorme cavolfiore, chiedendo protezione al mega vegetale nel corso di un improvviso temporale. L'operario al suo servizio, per fortuna, gli ribadisce con sfrontatezza che all'arsenale è in corso la costruzione di un pentolone così grande da non sentire i colpi dei carpentieri che operano ai punti opposti del suo diametro. La tramontana sbuffa prepotente sulla finestra della cucina e vedo avanzare maestose le nuvole grigie d'inverno provenienti dal fantastico mondo di Ratekadipalpapekastron. Se mi addormento sul divano verde, ricevo le tue coperte e le ore passano silenziose in quel tepore protetto che non tornerà mai più. Romeo non si è fatto vivo nella tela del Matarrelli, Giulietta è ancora lì ad attenderlo, assorta nei suoi pensieri in un quadretto onirico di pace fiorata e di profonda delusione. Anna di Ntunina viene a trovarci ogni tanto e in lei leggo tutto il dolore e l'imperfezione di questo mondo, abbigliamento da No Global e mente libera a tal punto da sciogliere ogni connessione con la realtà. Nei suoi baffi è purtroppo una persona sola. Delle nipoti di Latiano è rimasta in vita solo la più anziana, quella che sembrava destinata ad una scomparsa prematura e a una esistenza meno favorevole. I dolori del matrimonio e dei figli, probabilmente, consumano più della solitudine. Noi abbiamo terminato i nostri viaggi studio tra Lecce, Roma, Milano, Chieti e Torino (tra poco), e abbiamo finito così di sognar...lontano andrò, dove non so, parto col pianto nel cuor...! I milanesi non capiscono come mai le frise siano ruvide in superficie e perfettamente lisce alla base. Eppure sono di Milano, vengono da quel Nord industriale dove comprendere le magie di un filo di spago tirato fino allo strozzamento di un pezzo di grano non dovrebbe essere poi così difficile. Sta casa senza te sa comu pari, comu nu tiempu trubbu senza soli. Emanuele, Leonardo e Pasquale iniziano a conoscersi e a volersi bene. Non conosceranno il valore di un tuo "Ciokki" e non saranno rincorsi a suon di barbaredda. Perchè chi sorride non va all'inferno, ma in paradiso, o forse non lo so e devo ancora capirlo. Comunque si sarebbero sbellicati, e tu con loro. Il bisnonno si ostina ad andare al cinema solo se ci sono proiezioni di cavalli. Il padre del dottore inveisce contro il figlio, dicendogli: "Momino studia, che lo solo studio ti posso dare". Era un buon genitore, perchè per avere il meglio dai propri figli bisogna evitare di far radicare in loro la consapevolezza di una seconda possibilità sempre a portata di mano. Se un progetto di vita va male, le vie di fuga non sono infinite. Il mondo si è globalizzato. Pensa che ogni giorno compriamo cellulari coreani, auto tedesche, televisori giapponesi, zuccheri brasiliani, oro sudafricano, petrolio saudita. L'Italia è un Paese ancora più piccolo in questo pianeta che ci assorbe lentamente con le sue economie impazzite. Ma poi si è così gretti da pensare che l'Europa è un tranello, una dimensione che distrugge il nostro orgoglio nazionale, un progetto fallito che soffoca gli slanci dei vari Paesi membri, invece di accoglierla come l'unica opportunità per fronteggiare i mostri che avanzano nella prossima fetta di futuro. Ma nessuno di questi uomini illuminati ha vissuto come te la violenza di Paesi confinanti che si scagliavano bombe al posto dei confetti. E nessuno di loro sarà mai degno di nominarla, l'Europa. E' troppo facile crescere, studiare, fare l'amore, arricchirsi, sposarsi e morire in anni di pace garantiti da qualcun'altro e dall'Unione sulla quale sputi ogni giorno senza pudore. L'ipocrisia è il male del nostro secolo. Dei nostri secoli. Lu sinnucu ti Erchi, nel frattempo, manna a Oria pi cuperchi. Il tempo, ormai, non è più un avvicendarsi di stagioni, ma di caricabatterie. Canto spesso le tue canzoni. Se proprio devo, la classifica personale vede al primo posto la canzone di Caterina, un testo che raccoglie diverse ansie e aspettative dell'essere umano. E che, quando meno te lo aspetti, ti ricorda: "...pensala come ti pare, (la vita) è una canzone che va comunque cantata". Possono averti riservato la peggiore delle composizioni o la più incantevole delle melodie, ma siamo uomini sul palco e non possiamo rifiutarci di provare ad intonarlo, questo lungo destino. E penza comu la vue’ pinza’, è canzona ca la ‘ma cantà...

Sai nonna, non so se ho realizzato tutti i sogni che avevo da bambino. Molti sonnecchiano nel profondo dei mari. E quando provano ad emergere soffrono di tosse grassa. Mi conosci, mi accontento di poco, ma una piccola cosa ancora mi manca. Come un dente spezzato che lascia quel vuoto inconfondibile nel palato. E ci passi la lingua mille volte pur di autoconvincerti che non è più al suo posto. Ho girato mezza Europa e ho incontrato tante persone migliori di me. E questo spesso mi basta per continuare a sentirmi ricco, fortunato e a mio modo felice. La vita, finora, ha battuto il mio cognome e mi ha regalato più rose che spine. Quelle rose di maggio che ancora oggi profumano in questo giorno, mentre le donne dei vicoli si riuniscono per recitare il rosario, assaporando i primi tepori stagionali e volgendo le spalle con discreta maleducazione a colonne di automobili incuranti delle litanie in corso. Ho parlato spesso di te ai miei amici. Resto un inguaribile sognatore, ma ho imparato a essere più concreto e a far scivolare di tutto sulla mia pelle. Tutto scorre da queste parti. Vedi nonna, dicono che nella vita conta solo chi resta. Chi si allontana o non è stato capace di lasciare un segno, non merita spazio nelle memorie. E tu sei ancora qui, viva, in mezzo a noi. Forse stasera mi lancerai le chiavi dal balcone, chiedendomi di salire e di farti compagnia nella notte. Sposterai il tuo letto nel salone per addormentarti sicura nella luce del lampione stradale. Quel lampione presso la caserma dove resterò ad aspettarti. Wie einst, Lili Marleen! E non avrai paura fino al nuovo giorno.

Conosci le mie preghiere, non sento il bisogno di manifestarle spargendo righe ordinate di inchiostro virtuale. Riguardano tutte le persone generate da due persone che avrebbero dovuto chiamarsi Onofrio e Maria. E che per slanci di originalità incomprensibili per il loro tempo, hanno finito per chiamarsi Ubaldo e Olga. Nati nello stesso giorno, con nomi fin troppo esotici e di rottura nella terra degli ulivi e dei vari Cosimo e Damiano. Ma per fortuna il senno è tornato nei nostri genitori, e invece di chiamarci Kevin e Denise, proviamo a conservare degnamente le vostre eredità onomastiche. Ecco, nonna, ascoltami...Se proprio intendi esaudire una mia preghiera, donami un futuro fatto di bambini. Per continuare a parlargli di te. E se un giorno dovrai scegliere per me tra la morte e la mediocrità, risparmiami la seconda.


...
Olga Corrado è nata il 16 Maggio 1914. Nello stesso giorno del suo futuro marito. Ha superato due guerre mondiali e un parto extra-uterino. Gode di ottima salute nel mio cuore. Mi ha insegnato che l'uomo allegro non muore mai povero.

 © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 29 marzo 2014

Il gessetto prima della creta


Musica consigliata: "Non siamo gli alberi, Dimartino"
 
Ho trascorso un bel sabato sera. Soprattutto quando ti sei alzata per mostrarmi che avevi ricevuto una chiamata. Hai raccolto un bel po' di sguardi e la mia attenzione. Il che non guasta, cosa sarebbe una donna senza un briciolo di vanità o senza un gesto di chiaro stampo ingelositorio? Ingelositorio non esiste nel vocabolario della lingua italiana, quindi faccio un regalo al mio blog con questo neologismo, intimidire facendo leva sulla gelosia. E' stato bello incontrarti, la tua camicia bianca aperta sui tuoi nei è un richiamo infinito. La tua bellezza è inesauribile, come il vento è fonte rinnovabile di fascino. Avrei voluto parlarti di Europa, delle prossime elezioni, dell'articolo di Irvine Welsh sull'indipendenza della Scozia. Ma sarebbe stato solo un modo per evitare i nostri argomenti o per allontanare la tentazione di perdermi nella tua poesia. E di sprofondarci dentro, ascoltando il battito del tuo petto che vola dove poche donne sanno fare per mancanza di riserve di ossigeno. Ho trascorso un bel sabato sera e tutto quello che voglio da te continua ad essere illegale. Sono felice, mi piace prepararmi per una cena tra amici ascoltando Fiona Apple e sto rivalutando le gonne jeans. Buonanotte ora solare.

"C'è persino chi sostiene che Dio, prima di mettersi a impastare la creta con la quale poi creò l'uomo, aveva cominciato a disegnare con un gessetto l'uomo e la donna sulla superficie della prima notte, ed ecco da dove ci viene l'unica certezza che abbiamo, quella che eravamo, siamo e saremo polvere, e che in una notte altrettanto profonda ci perderemo". (Todos os nomes, José Saramago)

 © RIPRODUZIONE RISERVATA - ILLUSTRAZIONE DI MARIANNA DESIATO (2013)

mercoledì 19 marzo 2014

Cristo deve scendere


Musica consigliata: "Ti saluto o Croce santa"

Ho seguito con molta attenzione il dibattito scatenatosi su fb in seguito alla pubblicazione di una delicata denuncia di Oria.info relativa alle auto parcheggiate sul percorso della mini processione del giovedì di Quaresima. Claudio Matarrelli, in poche righe, ha dimostrato di avere un'idea di città e una strategia di futuro che superano la sintesi del suo stesso post. Provo ad analizzarne il pensiero:

- Claudio conosce e sottolinea l'importanza di un regolare svolgimento fisico della processione;
- Claudio conosce e sottolinea le potenzialità turistiche della mini processione, peculiarità del nostro paese nella miriade di riti quaresimali e della Settimana Santa nei Paesi di fede cattolica che si affacciano sul Mediterraneo;
- Claudio conosce e sottolinea il disagio dei cittadini oritani nei confronti dei visitatori (guarda un po', vengono da lontano e sono costretti ad una fruizione del rito poco esperenziale, macchiata da lamiere verniciate che stravolgono la dimensione intima e storica di questa manifestazione);
- Claudio conosce e sottolinea il disagio dei visitatori nei confronti dei cittadini oritani (guarda un po', gli oritani hanno potenzialità enormi, preservano nel tempo tracce uniche di fede e folklore, ma non hanno la fermezza di restituire all'antica viabilità l'originale assenza di veicoli);
- Claudio conosce e sottolinea il pericolo dell'omertà, l'importanza della denuncia e dei toni bassi, la sua rabbia non viene urlata, ma lascia posto alla compostezza dei suoi testi;
- Claudio conosce e sottolinea l'assenza di monitoraggio e controllo che generano la ripetizione di un evento sgradevole, dimostra pertanto che l'evento sgradevole non è tale agli occhi di chi dovrebbe salvaguardare l'immagine del paese, culturale e organizzativa in primis;
- Claudio conosce e sottolinea che se un paese non riparte da queste cose, potremo sventolare mille bandiere, ma avremo già perso le nostre battaglie.

E mentre tolleriamo giovani che passeggiano vestiti di tutto punto, con il cane al guinzaglio, e gettano con indifferenza il rifiuto quotidiano indifferenziato nel canale vicino casa, Claudio viene intimidito pubblicamente da chi dovrebbe tutelarlo e sostenere la sua denuncia, fino ad essere incredibilmente offeso dandogli del "giornalaio". A tal proposito, si tratta di una doppia offesa, la prima diretta perchè non si riconosce la professione acquisita e certificata, la seconda indotta perchè si offende la rispettabilissima categoria dei giornalai. E' come dare dell'infermiere al medico, sminuendo il ruolo e le responsabilità dei secondi, e dichiarando la presunta inferiorità dei primi. Ecco, caro Claudio, Cristo deve scendere e sono certo che continuerà a scendere fino a quando ci saranno persone come te. Allontanare temporaneamente un'auto dalla discesa che da secoli percorrono il nostro Cristo morto e i suoi fedeli è una forma di preghiera, di rispetto, di devozione. E cosa è il senso civico se non devozione verso il luogo che si abita, rispetto degli altri e preghiera di armonia collettiva? Io sostengo Claudio Matarrelli, l'onestà e la qualità del suo pensiero. Le minacce hanno le ore contate, appartengono ad un meridione che non ci appartiene più. Grazie Oria.info.


© RIPRODUZIONE RISERVATA - Foto: Trapani_Discesa_dalla_Croce_2010

martedì 11 marzo 2014

Sono solo parole


Musica consigliata: "E dimmi che non vuoi morire", Stadio

8 Marzo 2014. Il mio braccio sinistro sembra non soffrire il riscaldamento globale. Anzi, è in controtendenza. Una piccola glaciazione è in corso da dieci giorni e le dita faticano, e non poco, a creare questo testo. La mia quaresima è iniziata con un sms. Forse durerà molto più di quaranta giorni e dovrò digiunare a lungo prima della Pasqua. Non posso e non voglio scrivere di te. Spero tu sia l'unica a leggere queste mie parole. Le mie preghiere saliranno come scale infinite, promesso. E dove non ci saranno più pioli, cercheremo di aggrapparci a soffici gradini fatti di nuvole. Ho letto ancora una volta nei tuoi occhi la tua forza e la forza vince ogni cosa. In questo momento, in questa distanza, posso solo offrirti le mie parole. Sono solo parole, troppo semplice commentare il dolore degli altri e immaginare che possa sfiorarci allo stesso modo..."ma le sento un po' mie le paure che hai, vorrei stringerti forte e dirti che non è niente". La mia quaresima è iniziata con un sms. Siamo cenere, è vero. Ma bisogna ardere prima che la polvere si posi inesorabilmente. Ho voglia di giocare a carte e di far sudare le tue mani. Ho voglia di ripartire dalle lettere iniziali dell'alfabeto, il tuo, il mio, il nostro. Ti abbraccio, torna presto.

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