lunedì 14 ottobre 2013

La fretta non è di Dio


Musica consigliata: "Cara", Lucio Dalla

Nemi, provincia di Roma. Sono le quattro e ti sento perlustrare la stanza, alla ricerca d'acqua, mi dirai il mattino dopo. La fontanella sotto la finestra regala acqua perpetua, ma forse hai paura a mettere piede là fuori col tuo bel pigiama grigio. Questo B&B è un'abitazione del Seicento, all'ingresso tracce di una iscrizione latina su marmo bianco solcata dall'azzurro intenso di una pitturazione posticcia. Stiamo bene, qui. E' uno spazio intimo e molto romantico, quasi quanto la torre che compare e scompare sotto nugoli di vapore acqueo o quanto i gatti di questo cortile in pausa sui cofani ancora caldi delle auto appena parcheggiate. E' ottobre, un mese ancora da decifrare per quanto mi riguarda. Come l'iscrizione latina all'ingresso di questa abitazione. Ho smarrito una serie di punti fermi, in questi giorni. Ci sono delle settimane che nascono davvero male. E la cosa peggiore è che non sei stato tu a partorirle la domenica. Senza volontà e senza travaglio, ti trovi a dover gestire figliocci improvvisati carichi di sorprese. E così si frantuma un'amicizia, si congelano i varchi che la tua ipocondria aveva riaperto, l'Europa si indebolisce e con sè i miei programmi futuri comunitari. La perdita di un'amicizia è il motore principale del malessere, segue la fine dell'epidemia sul tuo posto di lavoro, chiude l'incapacità della cara Europa di aprirsi con convinzione ai disperati che bussano alle sue porte (via mare e non solo). La vita è fatta di fenomeni migratori. Anche la nostra stessa esistenza è un perenne attraversamento di sogni e di delusioni, che migrano con molta più facilità nelle persone particolarmente ospitali nei confronti dei pensieri. Perchè i sogni e le delusioni altro non sono che pensieri. Su questo comodino di fine ottocento ho una raccolta di poesie di Pessoa. La porto spesso con me quando devo acquietarmi, in ogni viaggio trovo nelle sue parole alcune semplici risposte. Scrive che gli dèi sono dèi perchè non (si) pensano. Vivere divinamente equivale quindi a vivere senza pensieri, guai a trastullarsi troppo nei giorni che ci restano. Persone sensibili e artisti in genere sono avvisati. Anche mia madre collabora in questa parentesi di riflessione, il suo invito via sms a lasciare il mondo fuori dal proprio io è un picco inaspettato di collaborazione telepatica. La settimana, comunque, sta per finire. O meglio l'ho uccisa sulle rive del lago. Lo so, neanche il tempo di evitare l'ingresso dell'AFD tedesca in parlamento, che già la signorina Marine Le Pen (nome e cognome sono una garanzia, fateci caso) è in testa ai sondaggi francesi per le prossime elezioni europee. Ma arresteremo anche te, anche voi, non si preoccupi figlia del fronte nazionale. Non mi resta che ringraziare la bella famiglia romana che ci ha ospitato oggi a pranzo, la cantina di Rieti dove ho imparato che l'argento si compra, ma l'oro si aspetta, il sacerdote che mi ha inculcato che la fretta non è di Dio. La pazienza è una virtù, anche se l'attendismo ammazza. Nemi è la città delle fragole. Un frutto molto plastico, a volte così perfetto da sembra artificiale. Mi fai ascoltare la tua playlist, "Favola" di Finardi accompagna i titoli di coda di una sette giorni vissuta da uomo del duemila, mentre ti osservo galleggiando in un lettone di lana. Penso che un giorno scriverò un'ode alla morbidezza, "...adesso spengo la luce, e così sia".

"Conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento..."

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