venerdì 20 febbraio 2015

Crocefisso Salvatore Perrino era uno stilista


Musica consigliata: "Gaza, Radiodervish"

Il panificio San Barsanofio ha chiuso i battenti da un pezzo. Nell'ultimo periodo è stato un panificio notte e giorno, accaventiquattro, evoluzione metropolitana discutibile, ma pur sempre lievitata nella devozione. Poi si è arreso e ha lasciato la sua enorme eredità onomastica al famigerato Panificio "Gli Imperiali". Con tutto il rispetto per il mondo conosciuto, oltre all'onta riservata al caro esicasta, è stata un'operazione dal sapore della sfida, sulla quale il nostro abate ha sicuramente posato volontariamente il suo mantello, un po' come si fa con i cadaveri per strada. E' come se io aprissi un "Bar Rione Lama" in via Giuseppe Di Vagno...
Questa introduzione mi aiuta a dispensare un po' di riflessioni sull'attaccamento degli oritani al proprio patrono. Non ci sono molte tracce del suo nome nelle attività associative e commerciali (l'ultima, gloria e pace all'anima sua, è stata da poco descritta...e poi ci lamentiamo dello smarrimento delle radici cristiane, ma questo fa parte della confusione totale dell'italiano medio), i neo-genitori provano quasi vergogna ad assegnare un nome così lungo e strano ai propri figli (eppure le prime cinque lettere ricordano il football club per eccellenza), via San Barsanofio Abate è solo un sentiero (e qui è d'obbligo citare papà): "Solo nel 1981 gli amministratori si accorsero che al grande anacoreta palestinese, protettore della Diocesi e della Città, nessuno aveva mai pensato di dedicare una strada. Ma, forse, San Barsanofio avrebbe volentieri aspettato qualche altro anno! Non so quanti conoscano via San Barsanofio e questo non mi meraviglia perchè, in realtà, questa strada forse non merita neanche di chiamarsi tale". In diocesi si ignora perfino l'esistenza, al punto tale che una professoressa di inglese ebbe il coraggio di fare l'appello chiamando "Barsafoglio Cognome" un mio compagno di classe.
E da qui traggo il seguito delle mie considerazioni mattutine. Un nome come Barsanofio lo ricordi per sempre e per sempre lo assocerai al paese dove ti è stato nominato per la prima volta. Barsanofio è così originale che meriterebbe fior di richieste in un paese a reale vocazione turistica. 
Potremmo chiamare "Il Barsafoglio" un giornale locale, potremmo fare dolci a forma di mantello che proteggono cicloni di crema pasticciera (in barba alle inflazionatissime code di aragosta), potremmo creare una bacheca contenente oltre 800 lettere, potremmo regalare agli Oritani nel Mondo più meritevoli un premio come il "Nofiuccio d'oro", potremmo fregiarci, insomma, di avere un patrono proveniente dalla striscia più famosa dell'universo politico e religioso. Potremmo chiedere la sua protezione dappertutto e fare veramente di questo paese la città del Santo, il Santo Barsanofio. Ma l'oritano soffre recentemente di disturbi di cecità, basta vedere cosa rappresenta sulle bandiere natalizie. Invece di imprimere la poesia del presepe di Gallana o di immortalare mani di donna alle prese con impasto di "cartiddati", il nostro vero Natale, piazza su sfondo rosso Coca Cola dei finti alberi svedesi costruiti da cinesi e venduti in ipermercati francesi. Praticamente il trionfo del Natale commerciale ormai in declino e la morte del marketing territoriale...Non aggiungo altro, c'è poco da aggiungere.
Un ultimo omaggio voglio farlo alla statua del Santo. Mi ha sempre affascinato, fin da bambino. San Barsanofio è massiccio, potente, imponente, bello. Un vero patrono. Chi ne ha evoluto la stazza dai primi esemplari smilzi con zuccotto alla statua di pero selvatico oggi portata in processione, aveva capito benissimo l'importanza dell'overscale e dei simboli per fare di questo santo un riconosciuto padre protettore che tutto abbraccia e governa nella fede.
San Barsanofio è anziano, scarno, quasi esangue, ma allo stesso tempo in splendida forma. E poi, che meraviglia quel passaggio di colori dal bianco sporco, all'azzurro fino al nero! Crocefisso Salvatore Perrino la sapeva lunga, era uno stilista senza ombra di dubbio, esiste una contaminazione perfetta tra i tre colori freddi dominanti, il suo abito è di una eleganza straordinaria, a tal punto che su colourslovers.com trovi palette con gli stessi accostamenti. Tom Ford, al tempo direttore creativo di Gucci, scrisse che Amid Karzai, ex presidente dell'Afghanistan, era l'uomo più chic del mondo. Come dargli torto, ma se avesse visitato Oria a fine Agosto si sarebbe pronunciato probabilmente allo stesso modo per lo stile del nostro anacoreta.

Con quale buon proposito lasciarci? Mi offro per la progettazione del "Nuovo Panificio San Barsanofio", in un'operazione in stile Tornatore, fatto di lavagne nere, cestini su mensole azzurre, pavimenti e pareti color crema in un trionfo di vassoi argentati. Il mio compenso verrà devoluto per l'organizzazione di uno scambio interculturale per due bambini oritani desiderosi di giocare per le strade di Gaza con i loro coetanei palestinesi. 
Il 20 Febbraio 2015, nelle città di Parma, Verona e Palermo, si sforna nei panifici Sant'Ilario, San Zeno e Santa Rosalia. Oggi è San Barsanofio. Del suo nome sul calendario e di un presente migliore continuano a non esserci tracce.



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