domenica 28 luglio 2013

Solvitur ambulando (Pensieri sulla via per Santiago)



Musica consigliata: "Walk of life", Dire Straits

"Far collezione di oggetti è una buona cosa, ma far camminate è meglio!" Citazione di Anatole France. E' una frase che ha cambiato profondamente molti dei miei punti di vista. Prima di leggere questa citazione, naturalmente, non conoscevo chi fosse Anatole France. Bene, far camminate è meglio. Siamo pronti, sono pronto. La mia età, in questo momento, è di circa tre anni. L'età giusta per capire il valore di una domanda dicembrina formulata ad hoc dai tuoi genitori: "Cosa vuoi per Natale? Un bel triciclo elettrico o che la nonna stia bene?". Ecco Ubaldo, vuoi un bel pacchetto di ferie a Panarea, Santorini e Formentera o vuoi capire te stesso?" A 33 anni è molto più facile rispondere. Soprattutto perchè di ballare accanto a ragazzi depilati in slip bianco trasparente sulle spiagge delle località sopra elencate, proprio, proprio, proprio non mi va. Comunque, miei cari, desidero la salute della nonna, quindi capire me stesso. Al diavolo la movida delle tre isole, la lascio a chi ha ancora bisogno di tornare da un viaggio e di riempirsi la bocca dicendo: "Cazzo, ou, spettacolo, non si può descrivere, Formentera spacca, si balla in spiaggia fino alle sette del mattino e si rimorchia da far paura" (capirai che novità, ditemi un posto nel mondo degli "splendidi" dove non si sia ballato fino alle sette del mattino e dove non si rimorchi così facilmente...). Senza ulteriori giri di parole, parto per fare il Cammino di Santiago. Il che non significa che il Cammino di Santiago sia una cosa per poveretti che sono costretti a massacrarsi i piedi per non sforare il budget di una vacanza low cost; probabilmente è un percorso parimenti inflazionato, per certi versi anche più profano e inquadrabile nella logica del turismo di massa. Ma ho bisogno di camminare. Davvero, davvero tanto. Ho sempre amato camminare. I nostri genitori fanno tanto per metterci in piedi da piccoli, per aiutarci a mantenere l'equilibrio in posizione eretta, a tener dritta la schiena, a insegnarci l'arte della deambulazione. E poi, come li ricambiamo? Dimenticando come si cammina e vivendo schiacciando (male) un po' di pedali, in un perpetuo quanto logorante gioco di tensione per i nostri tendini. Camminare è un'arte infinita. Chi ha veramente personalità, al giorno d'oggi, cammina e non guida. Ma la mia avversione per l'automobile è così nota che rischierei di ripetermi e di non avere parole nuove per questo mio blog.

La gente non sa più camminare. Quasi tutti i piedi contemporanei soffrono un'impietosa balbuzie fisica, il passo è incerto, le suole si consumano asimmetricamente, le ragazze oscillano su calzature funamboliche. Io potrei innamorarmi del solo portamento di una donna, qualità rarissima direi. Ma il cammino, il vero cammino, es el que cada uno va haciendo por dentro. E quello, in realtà, potremmo farlo ogni giorno senza consumare quintali di kerosene per condurci in volo fino a Madrid. La nostra quotidianità, però, non ci consente pause di riflessione oltre le quattro ore, quindi vado in ferie per camminare e per riflettere quanto basta, passo dopo passo per sedici giorni di fila. Non ho mai fatto duecentodieci chilometri a piedi. Ogni tanto provo a darmi dei punti geografici di riferimento, grazie ai quali capire la portata potenziale della mia azione. Ecco, mi chiedo, se partissi dal mio paese, dove arriverei a piedi dopo duecentodieci chilometri? Non trovo risposte immediate, o meglio non desidero trovarle. Perchè il mio cammino avrà veramente compimento dentro di me, non in un'architettura sacra attraversata da un incensiere gigante che gioca a fare il pendolo. Non ho mai percorso l'Europa per devozione, penso. Eppure dalla Francia al Portogallo, dalla Polonia alla Bosnia, potrei raggiungere luoghi mariani di altissima spiritualità. E immagino che questo percorso prevalentemente gallego non salverà la mia anima, nè mi vestira degli abiti del pellegrino penitente. Mi ripulirò, certamente, sottraendomi, come faccio ogni giorno della mia vita. Ma da qui a dire che rinascerò a vita nuova è veramente troppo. E allora potevi andare a fare il giro dei Paesi Bassi in bicicletta, se l'unico vero obiettivo era quello di aprire alla vista qualche panorama diverso con un po' di tempo libero in più. No. Io voglio fare il Cammino di Santiago. Per conformarmi a un mondo che lo fa. E scendere finalmente in mezzo agli altri, abbattendo la mia innata superbia. E condividere una volta tanto le mie debolezze. Per mettermi alla prova. Il mio amico Dario Sorgato mi ha insegnato molto sulla via del Cammino. Coelho mi è piaciuto di più in materia di diavoli e signorine (grazie Luana! ;-). Il comico tedesco Kerkeling è andato a fare due passi, descrivendo senza particolari stravolgimenti romantici un normale percorso collettivo verso un obiettivo comune. Anche io scriverò molto in quei giorni, e scriverò nel linguaggio dettatomi dai passi. Dalla fatica del procedere e dal sollievo delle pause. Dagli sguardi dei miei compagni di viaggio e dei miei figli che dall'alto aspettano un cenno di risoluzione da un padre troppo amante del movimento. Un proverbio moresco dice che chi non viaggia non conosce il vero valore degli uomini. Io amo questo proverbio. E camminare per regioni bagnate dall'Atlantico in mezzo a moltitudini di pellegrini, disabili, sportivi e gente comune riempirà il mio zaino di tonnellate di valori. Qualcuno mi ha suggerito di portare compresse di calcio e magnesio. Ringrazio, ma più che integratori, preferisco portare con me alcune persone e pregare con e per loro.

Pregherò per le vittime del treno deragliato pochi giorni fa. Per chi non dorme, per chi continua a devastare le campagne con i suoi sporchi rifiuti, per i politici senza visioni di lungo termine, per l'abbattimento della terza porta ancora da costruire, per gli anziani che un bel giorno hanno visto le loro case di campagna derubate di porte e cancelli, rischiando infarti multipli a causa di qualche decina di euro guadagnata grazie al commercio illegale di materiale ferroso. Pregherò per le coppie che non sanno più parlarsi, o meglio lo sanno fare solo dall'auto al carrello della spesa, in quei 20-30 metri di asfalto dell'ipermercato che li separano dalla vera gioia della vita, il consumo. Pregherò per i miei colleghi più stretti, veri professionisti che mai avrei immaginato di conoscere o di accogliere in questa terra.

Pregherò per i giovani che non sanno essere protagonisti, che non si sentono parte attiva di un cambiamento e che non sanno indirizzare le loro vite, ma solo commentare il mondo su fb con le parole di Michele Misseri e Francesco Schettino. Ogni santo giorno. "Ho stato io a fare il Camminamento di Santiago!", vi basta? Pubblichiamo? Che dite? O iniziamo a fare passeggiate, a dipingere il mondo, a piantare qualche albero, a coltivare un ortaggio, a potare una rosa, a restaurare un divano prelevato da una discarica, a leggere un libro, a dipingere un cancello arruginito, a rivalutare i Cure, a scendere sotto i 10 secondi in una cento metri, a restituire un po' di decoro a noi stessi e all'ambiente che ci circonda?

Pregherò per noi due, affinchè il Signore ci dia il coraggio per interrompere l'irrigazione della nostra pianta artificiale che, per quanto verde, non potrà mai crescere come si confà ad una coppia che aspira ad essere tale.
E pregherò per te, affinchè tu possa acquietarti e fidanzarti con l'uomo migliore che sia possibile trovare in questa fetta di universo e continuare a pubblicare la tua vita sui social network, magari con voi due in posa che bevete un drink in piazza sommersi da una caterva di "Mi piace" (che ci fanno sentire più considerati) e da commenti originali del tipo "Bellissimi, splendida coppia..."!
Pregherò, infine, perchè qualcuno tenga sempre accesa la mia ribellione silenziosa e mi aiuti a completare la graduale liberazione dalla sindrome di Geremia. Basta lamentazioni, basta.

E' tempo di spegnere ogni dispositivo elettronico. E' tempo di partire, in silenzio, zaino in spalla. E' tempo di elaborare nuove idee derubandole a orizzonti sconosciuti. E' tempo di cancellare il superfluo. E' tempo di ringraziare qualche custode con le ali per aver sempre scelto al mio fianco. Una direzione, giusta o sbagliata che fosse. Solvitur ambulando, camminando si risolve.

Grandi sono le sue opere/sono splendore di bellezza/le contemplino coloro che/le amano con tutto il cuore. Datemi una conchiglia, ora. Arrivederci.


"And after all the violence and double talk/There's just a song in the trouble and the strife/You do the walk, you do the walk of life" (e dopo tutta la violenza e le discussioni/resta solo una canzone nel disordine e nei litigi/tu cammini, tu hai fatto il cammino della vita).

Post liberamente dedicato ai miei compagni di viaggio: Antonio, Daniela, Doris. Le citazioni di questo post sono tratte da "Le vie dei canti" di Bruce Chatwin. Lettura consigliata: "Tempo Lento", di Dario Sorgato, Edizioni "Il Filo", 2008


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