lunedì 13 giugno 2016

Fermata Cittadella della Ricerca


Musica consigliata: "Le vent nous portera", Noir Desir"

Il 3 Ottobre 1839 fu inaugurata la prima linea ferroviaria "italiana", la Napoli-Portici, sulla quale in un solo mese viaggiarono circa 60 mila persone. Oggi, a distanza di 177 anni si inaugurano le fermate "Cittadella della Ricerca" e "Ospedale Perrino" sulla tratta Taranto-Brindisi. Un treno, la prima grande espressione dell'età contemporanea, il simbolo della rivoluzione industriale e di quella società veloce che ne sarebbe stata figlia, collegherà per la prima volta due luoghi intermedi, due fermate non riconducibili a quelle aggregazioni di case e di uomini chiamate paesi. 
Non mi interessa sottolineare il vuoto mediatico, probabilmente in pochi sanno interpretare la portata simbolica di questo evento. Desidero solo trasferire brevi sensazioni sull'argomento, tracciate a braccio a poche ore dal primo treno che alle 6:16 è partito dalla mia stazione per fermarsi, senza nastri e senza fanfare, presso le nuove destinazioni.

Bla bla car, la community di carpooling, calcola che la riduzione di emissioni di CO2 sulla tratta Oria-Cittadella della Ricerca, ottenuta grazie alla condivisione dell'automobile, è pari a 9 kg. Nove chilogrammi! Immaginate che, ogni volta che raggiungete i centri commerciali dislocati lungo la via Appia, i vostri figli rischiano di respirare 9 kg di anidride carbonica per singola automobile. Sicuramente è un buon monito per guardare le quattroruote con occhi diversi. 
La linea Taranto-Brindisi, elettrificata, sembra fortemente sotto-utilizzata, eppure collega due capoluoghi di provincia che da soli registrano circa 290.000 residenti. Attraversa centri urbani di medie dimensioni come Grottaglie, Francavilla Fontana e Mesagne. Il mio paese si può fregiare di una stazione delle Ferrovie dello Stato, ma la cosa non sembra interessare più di tanto. Chiedetelo a tutti i residenti nei comuni senza rotaie, a coloro che abitano in comunità agricole o montane distanti dalle rotte che rendono sostenibile un collegamento ferroviario, chiedete loro cosa rappresenta l'esistenza di una ferrovia di provincia, solo dal punto di vista psicologico è un modo per non sentirsi fuori dai giochi.
Di recente ho preso un treno Oria-Brindisi per raggiungere l'aeroporto Papola-Casale. Partenza alle 19:23, arrivo a Brindisi alle 19:58, autobus in attesa e collegamento immediato per l'aeroporto. In meno di un'ora ero all'ingresso delle partenze, costo del tragitto € 3,50 (€ 2,50 per il treno, € 1,00 per la linea urbana STP). Si dice che in Italia non funziona niente, ma Easyjet mi aveva regolarmente a bordo, ho risparmiato un'andata e un ritorno ai miei accompagnatori e qualche sacchetto di CO2 alle vie respiratorie dei bambini.

Le fermate "Cittadella" e "Perrino" conferiscono alla linea Taranto-Brindisi le sembianze di una metropolitana di superficie. I 70 km che separano Taranto da Brindisi, infatti, corrispondono più o meno all'estensione dell'agglomerato urbano di una città come Londra. In futuro si potrebbero progettare nuove fermate "Centro commerciale Auchan" e "Chiesa di Gallana" (permettetemi il campanilismo, ma non è poi un'idea così bislacca, la promozione della cultura ferroviaria mediante l'organizzazione di viaggi con treni storici e turistici su linee dismesse o poco frequentate è in forte ascesa). Si tratterebbe di progettare l'esperienza e di condurre gruppi di turisti ad immergersi nella cultura storica e rurale d'entroterra, tra i tetti a tholos, gli ulivi secolari, le cicale e il profumo del pane cotto nel forno a legna.
La sola idea di chiamarla metropolitana ci fa sentire cittadini di serie A, contribuenti, studenti e business man privilegiati. E per certi versi lo siamo. Mediamente, in 20 minuti, potremo raggiungere il nostro posto di lavoro, magari portando gratuitamente a bordo una bicicletta nelle belle giornate di sole (come riporta la Carta dei Servizi Puglia a cura di Trenitalia - http://www.trenitalia.com/cms-file/allegati/trenitalia_2014/in_regione/newcsr_Puglia.pdf). Gli studenti, semmai le università torneranno ad investire nel parco scientifico, avranno 20 minuti in più per ripassare o per pregare sul buon esito dell'esame. In tanti potranno sonnecchiare e ascoltare musica. In molti approfitteranno del ripetersi degli incontri per abbordare la ragazza della loro vita. Nessuno avrà paura di forare una gomma o di subire un furto d'auto, ridurremo il numero degli incidenti stradali. Per raggiungere le stazioni saremo obbligati a percorrere quella quota residua di cammino che i nostri smartphone ci impongono quotidianamente per arrivare al fatidico tetto dei 10.000 passi. Pazienti, operatori sanitari e visitatori potranno raggiungere il più grande ospedale della provincia, non rischieranno cali di attenzione dovuti a cure o anestesie, non lasceranno bruciare le auto al sole e non saranno molestati dai parcheggiatori abusivi.

Oggi, a distanza di dieci anni dalla prima volta in cui questa possibilità iniziò a trapelare, si inaugurano due fermate. Il presente è la disponibilità di nuove infrastrutture, ma il futuro dipenderà dalla nostra capacità di cambiare modelli e stili di vita. Dovremmo avere lo stesso entusiasmo dei napoletani che videro passare il re a bordo della locomotiva, tornare a capire che il progresso non è nell'indipendenza del singolo, ma nella sostenibilità dei modelli collettivi. La mobilità è una sfida, una delle più grandi sfide che attendono l'uomo contemporaneo, il mezzo pubblico è un concetto tanto bistrattato quanto vitale per la sopravvivenza del genere umano.
Chiudo con un po' di sana ironia. Il cartello che segnala la presenza della nuova stazioncina riporta questo testo: "Fermata Cittadella della Ricerca". Mio padre, spietato osservatore di messaggi inutili, si metterebbe a ridere al solo pensiero che qualcuno abbia specificato trattasi di una fermata. Perchè? Cosa mai dovrebbe essere una banchina in prossimità di una rotaia? Un negozio? Una pista? Un punto panoramico su una distesa di ulivi? Oppure un invito ad un immobile silenzio prima di varcare i luoghi della scienza?
Oggi si inaugurano due fermate ferroviarie in provincia. Facciamone buon uso.


"Le stazioni sono una mia vecchia passione. Potrei passarci giornate intere, seduto in un angolo, a guardare quel che succede. Quale altro posto, meglio di una stazione, riflette lo spirito di un paese, lo stato d'animo della gente, i suoi problemi?" (T.Terzani)

© RIPRODUZIONE RISERVATA - Foto: "Incrocio di treni" (G. De Nittis - Barletta, Pinacoteca De Nittis - Palazzo della Marra)