Strada a senza unico, pomeriggio
d’estate, gradi quaranta. A sinistra una montagna. A destra un burrone. Il
camion più grande resta a terra, non ha più benzina nel serbatoio. L’autista
chiede aiuto, anche se è lui a guidare il camion più grande. Decine di
automobili si fermano alle sue spalle. Il tempo passa e la coda diventa
chilometrica. La gente è assetata, le mamme si disperano, i bambini piangono.
Ma non si avanza di un passo. A un certo punto si scopre che un altro camion,
poco più indietro, trasporta l’unica tanica di benzina che può sbloccare la
situazione e ridare speranza ai poveri viandanti. Il camionista del
secondo camion scende dal mezzo e corre diritto verso l’autotrasportatore in
panne. Arriva e gli dice: “Sei un morto che parla!” E torna indietro godendo
come un maiale perché tutti hanno bisogno di lui. Ecco, non meritiamo di essere
rappresentati e guidati dall’autista del camion più grande…ma, permettetemi, non
meritiamo neanche colui che lascia il suo Paese in agonia e corre urlando
divertito in mezzo alla gente moribonda alla ricerca di un governo, di nuove
elezioni o di un primato da incensare. Puoi essere vincitore quanto ti pare, ma
un vero leader porge guancia, idee e rispetto a tutta la sua gente. Oggi,
soprattutto. Con questo pensiero saluto Febbraio e le sue pene.