venerdì 22 aprile 2016

Donare è libertà!



"Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva" (Luca 17,33)

Stefania si presentò in una domenica di luglio. Eravamo sul punto di chiudere i battenti, fare fagotto e andar via, un po' come gli ambulanti alla fine di una giornata di mercato. Era sola, salì le scale con la sua giovane e fresca leggiadria e chiese, con quella remota qualità un tempo chiamata educazione, "Buongiorno, vorrei donare!". Bisogna precisare che alcune donazioni d'estate si tingono di un rosso quasi messicano, hanno i tempi e i suoni blandi di una siesta. I volontari sperano, spolverano e archiviano. Medici, tecnici e infermieri chiacchierano e attendono l'ora del congedo. Tutto diviene gradualmente soporifero, il grosso dei prelievi si concentra nelle prime ore del mattino, in pochi sfidano l'afa delle 11 per provare a donare.

Stefania era sola, ripeto. Sola in una domenica d'estate, mentre la stragrande maggioranza dei suoi coetanei era probabilmente al mare, a rigirarsi nel letto con il ronzio della disco nelle orecchie o a scorrazzare in moto sbandierando la conquista della libertà estiva. Il volontariato non andrebbe analizzato per essere celebrato, ma queste situazioni meritano una lettura che supera la semplice registrazione di una giovane donatrice di sangue in una domenica d'estate.

Stefania era alla sua terza donazione. Le prime due, quelle liceali, le aveva affrontate in un contesto noto e sicuro, in mezzo ai suoi compagni di classe, in autunno e in primavera. Ha probabilmente beneficiato di un permesso e, anche se così non è stato, in ogni caso ha avuto il pubblico dell'istituto pronto ad applaudirla per il suo nobile gesto. Se l'AVIS avesse raggiunto le scuole negli anni della mia adolescenza, avremmo curato molte vite dall'egoismo. Sono sempre più convinto che le donazioni scolastiche siano alla base della formazione del futuro adulto e che molte di queste esperienze di volontariato e cittadinanza attiva andrebbero preparate tra le mura amiche di una classe.

In quel giorno d'estate, invece, Stefania non avrebbe avuto una platea, la mano stretta dalla compagna di banco seduta accanto al suo lettino, insegnanti pronti ad ammirare anche le sue doti extra-didattiche. Non avrebbe avuto crediti scolastici, né un permesso per tornare a casa in largo anticipo. Stefania era sola, era venuta a piedi, e avrebbe donato da sola in un camerone alle prese con una confusa fase di rapido sgombero.

Esiste un detto molto discutibile, più passano gli anni e più la gente sembra acquisire consapevolezza della sua apparente verità: "Nessuno fa niente per niente". Dove il primo far niente è l'azione da innescare, mentre il secondo niente è il tornaconto che, per i sostenitori del detto, è l'unica miccia che probabilmente accende i motori del mondo. Stefania, quel giorno, fece niente per niente, ne sono certo. Nessun rimborso, nessun premio in tasca, nessun passo indietro, nessuna espressione di paura sul suo viso, niente di niente. Stefania firmò le sue carte, con personalità andò incontro alla donazione di sangue, scacciò le mosche d'estate e compì il suo gesto con una personalità e una sicurezza disarmanti. A distanza di tempo, ho ancora chiaro quel ricordo e il ricordo di me che pensavo a lei come esempio per l'allargamento della futura consulta giovani: "E' la persona giusta, ha carattere, niente smorfie, scioltezza". Perché il bene si fa con scioltezza e senza clamori.

Ecco, il clamore. In un'era digitale dove lo "share" conta più del "make", sembra che fare del bene debba essere prima pubblicato e condiviso per poi essere effettivamente materializzato, concretizzato, attuato. Ho riflettuto a lungo sulla necessità di fotografarsi durante l'atto della donazione, con una sacca appesa che lentamente si riempie di vita da regalare a chi è meno fortunato. Per anni ho sostenuto l'idea che fosse un gesto fuori luogo, persino distante dai valori e dai principi di AVIS. Un gesto fariseo, se il bene si fa, gli altri devono quanto meno saperlo.

Oggi devo riconoscere di aver cambiato idea. Drasticamente. Esistono forze che hanno bisogno di essere respinte, contrastate, arginate. Esistono forze che comprimono i giovani verso modelli discutibili, inutili e a volte pericolosi. Perché se un giovane si fotografa senza mani al volante correndo ben oltre i limiti di velocità, con musica a palla e fumi vari nell'abitacolo, un altro giovane, il suo calviniano coetaneo dimezzato, non può fotografarsi disteso su un lettino impegnato nel compimento di una buona azione? Come vinceremo i mali e le follie del nostro tempo, se non adottando gli stessi strumenti di propaganda e visualizzando quanto bene da contrapporre possiamo produrre? E allora ben vengano i selfie della domenica mattina, rendiamo attrattivi i luoghi del bisogno, del volontariato, del dolore e dell'altruismo. Donare è libertà, libertà anche di farlo sapere agli altri.

Stefania, da allora, ha trascinato con sé nuove leve, che hanno conosciuto il viaggio, l'amore, la gioia di far parte di gruppi allargati a livello provinciale, regionale e nazionale. Dalle scuole superiori nuove volontarie, non ancora maggiorenni, si offrono di rinunciare alle loro passeggiate domenicali per accogliere i donatori. Il passaparola e il buon esempio creano fenomeni di replicazione impensabili.

Igor Cassina, noto ginnasta e testimonial AVIS, mi viene incontro per chiudere questo post di liberazione, con tutta la forza derivante dalle sue acrobazie. Igor ha detto: "Il fatto che gli altri non eseguano il mio movimento mi inorgoglisce parecchio. Eseguirlo mi ha consentito di vincere ad Atene. Non ci sono mezze misure: lo fai bene e arrivi lontano, sbagli e sei fuori". Igor non ha seguito la massa (sportiva) dei suoi avversari, è stata una voce fuori dal coro. AVIS, e la nostra società in generale, hanno bisogno di gente che al bivio sia capace e pronta a separarsi. Perché, sempre citando Igor, "...per quanto tu non abbia mai la certezza di ritrovare la sbarra, la sensazione del vuoto è bellissima".

"To promote the regular, anonymous, voluntary, non-remunerated gift of blood in all countries of the world" (Statutes of IFBDO. ARTICLE III - AIMS)

© RIPRODUZIONE RISERVATA - Foto: Miriam Dalsgaard - Donatori di sangue danesi