lunedì 16 settembre 2013

Mille giorni di te e di UE


Musica consigliata: "A Thousand Years", Christina Perri

Questo babyblog ha raggiunto e superato in questi giorni le mille visualizzazioni di pagina. Va bene, lo ammetto, agli inizi non conoscevo la casella di spunta per non conteggiare anche le mie. Ma, ai fini statistici, non siamo oltre il 5% delle visualizzazioni personali. Ho parlato poco d'Europa in questo anno e molto delle mie sensazioni personali su come girava il mondo (e non solo il mondo...) in quell'istante. Pare che Gesù di Nazaret abbia pronunciato la famosa sentenza "Mille e non più mille...", sentenza che porta bene visto che siamo già tredici oltre i non più mille. Ritorno alle scuole elementari, quando ci raccontavano il passaggio dall'Alto al Basso Medioevo trasferendoci l'idea che quel 31 Dicembre del 999 il mondo intero era pronto alla sua fine. Studi recenti hanno dimostrato che in molti comuni delle isole e dell'Appennino, la gente che diventava a sua insaputa di nazionalità italiana non sapeva neanche che fosse nell'anno 1861. Figuriamoci se le popolazioni del tempo si radunavano in preghiera nel 999 per salutare lacrimando tra le cere fuse di una chiesa la fine del primo e ultimo millennio d.C. del pianeta Terra. Le favole, comunque, sono belle e si ricordano anche più facilmente.
Questo blog, dicevo, tornerà a parlare d'Europa, di amicizia e di viaggi, meno delle mie vanità, dei miei sentimenti, delle donne che piangono nei miei uffici e dei fermaglietti che restano impigliati nelle retine dei sedili. E cercherò di essere meno serio del solito, in fin dei conti avete ragione...puoi ascoltare Guccini e De Andrè, viaggiare con il trip hop di Bristol insieme a Massive Attack e Portishead, chiederti se hai mai visto la pioggia arrivare improvvisamente in un giorno di sole o diventare corpo liquido attraverso i bassi del Bimbo A! Ma, ogni tanto, al ritorno dal mare, cantare a squarciagola un po' di Baglioni fa bene a tutti...e allora auguri, caro blog, mille giorni di te e di UE!

"I have died everyday waiting for you/Darling don't be afraid I have loved you/For a thousand years/I'll love you for a thousand more" (Sono morto ogni giorno aspettandoti/tesoro non aver paura ti ho amato/per mille anni/e ti amerò per mille anni ancora)

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sabato 14 settembre 2013

Tutte 'ste cartacce

Musica: "Korogocho", Luca Francioso

Non ne posso più. Non è tanto per dire: davvero non ne posso più! Non ne posso davvero più di questa marea di carta che ingolfa la mia cassetta della posta. Sprecata. Carta sprecata e anche male, per giunta, di sopra… tutta ‘sta cartaccia che nelle due ore passate da quando lascio casa per andare a sorseggiare una cosa fresca con gli amici fino a quando non torno alle 13.30 per il pranzo mi impattumano nella mia bella, squadrata e massiccia cassetta postale dove attendo mensilmente “Quattroruote” e “Al volante”.
Allora, vediamo per cosa hanno sprecato carta e inchiostro oggi: dunque… offerte Ipercoop, offerte Esselunga, offerte Auchan (Offerte? Cavolo, il nuovo S4… lo prendo, tanto l’S3 ce l’ho ormai da già tre mesi!), apre una scuola per parrucchieri, apre un’altra scuola per estetiste, apre un centro di formazione per operatori dell’ozio, qui vicino tengono un corso di perfezionamento per la stiratura di capi d’abbigliamento cinesi, nuova scuola di ballo dietro casa, ENEL luce e gas, carta verde – Ahi! Notifica giudiziaria – deve essere quel vermaccio che ci fece l’avvertenza ché non gli pagavamo i contributi, bolletta dell’acquedotto, AVIS donazione del sangue domenica prossima…(pure questi…), mobilificio “L’antica credenza”, una “Torre di Guardia” umidiccia e appiccicosa…insomma una caterva di cartacce.

Però, devo dire che risparmio un sacco di spiccioli grazie a questa ingente quantità di carta inchiostrata! Da un po’ di tempo infatti non acquisto più la diavolina per appiccare il fuoco che la sera cuoce lentamente le squisite grigliate che faccio con gli amici. Salsiccia, bistecche, “bombette”… ah! Che gusti sublimi. Quando finisco di arrostire la mia ricca porzione di carne mi accomodo, sparo via il cellulare sotto l’altarino che mia madre ha approntato vicino la porta della lavanderia (dove dunque passo il meno possibile) e inizio a sganasciarmi voracemente tutto quanto. Come dico sempre a mia madre quando la mando a fare la spesa… i soldi spesi per mangiare sono i soldi meglio spesi! Sfido chiunque a contraddirmi.
Che poi…bisogna trovarsi un interesse che permetta di ben comparire. Io ad esempio ho trovato un bar serio, fashion, che frequentiamo in pochi, tutti selezionati. Da ragazzo ho studiato un po’ poi mi sono seccato e con papà siamo andati a Napoli per diplomarmi perito agrario; poi ho seguito mio padre in ditta; sinceramente però non piace la puzza dei concimi e mo’ mi occupo di smistare la posta in arrivo a casa, dopo che mio padre una sera mi urlò “E almeno, figlio mio, una cosa in casa falla…”. Ma che me ne importa! Questi non capiscono che devono lasciarmi fare quello che voglio. Anche perché hanno il dovere di darmi quanto voglio…altrimenti…ci avessero pensato prima. Sto bene a casa. Mi godo la vita. E incendio cartacce. Con i volantini dell’Ipercoop e dell’Auchan metto fuoco per la salsiccia; con i pieghevoli della scuola per estetiste metto fuoco per i peperoni arrostiti; con la cartolina AVIS faccio fuoco per la bistecca al sangue… eh, spiritoso io, capita la battuta?! Insomma più carta c’è, meglio va il fuoco. Il resto non mi interessa, non mi riguarda. I tg? Li guardo verso la fine, allo sport e al gossip. Ho bisogno di rilassarmi dopo una giornata e prima di uscire verso le 23! Posso mica tritarmi il cervello con spread, guerre prossime, Giorgio Napolitano e Barack Obama? Per non parlare poi della cronaca sullo stato di salute di Nelson Mandela o sulle telefonate di papa Francesco! L’altro ieri per esempio, mentre ingozzavo di nafta la mia superlativa Audi A8, due loschi tizi si sono avvicinati chiedendomi un’offerta per la festa di San Giuseppe. Uno mi ricordava mio zio Ruggero che ha tirato le cuoia senza lasciarmi nemmeno un paio di ettari di terreno; l’altro mi ricordava zio Gustavo, marito di zia Lella, che invece mi ha fatto trovare due assicurazioni sulla vita. Proprio per questo idilliaco ricordo d’amore familiare non gli ho assestato due calci nel didietro ma li ho congedati bonariamente con un discreto: “Scia’ rumpiti li šcatuli a ‘nn’atra vanna”. Ecco vedi, questo è il guaio: la gente chiede, chiede e non vuol provvedersi da sé. Ti invade per avere da te, ti riempie di complimenti, elogi, fino ad arrivare a spedirti carte a casa per proseguire a chiederti di raggiungerla e spendere. E cavolo.
Vogliono tutto da noi. Ma ormai io ho inteso l’antifona e quindi possono zampettare al largo. Qua…ci abbiamo messo tanto per arrivare dove stiamo! I soldi per mantenere la mia A8 a mio padre non li regala nessuno! Che poi siamo pure generosi. Ad esempio il mese scorso per festeggiare i miei 35 anni ho affittato tutto il “Discovery Pub” e ho offerto cibo e alcool a una settantina di amici, tutti della mia cricca massiccia; ma eravamo solo noi, bella gente, amici e ragazze per tutti; e senza dover aspettare il turno di niente perché quando esci cartamoneta verde e violetta non puoi aspettare. Quella sera ho inquadrato una tipa proprio criminale, bella, fuori di testa. Non la conoscevo, onesto, chi fosse non sapevo. Eppure il locale era tutto per me, per noi, per la mia festa insomma. Imbucata? Eh no, alla mia festa solo gente di una certa classe. Però dai, questa era carina: potevo tenerla. Penso velocemente come agganciarla. Mi avvicino, vado, mi lancio. Ci siamo scambiati due parole, lei era lì per lavorare. Bah, va bene lo stesso. Le dico che papà ha la ditta e io ho l’A8. Lei segna il mio numero. Dice che mi chiamerà entro un paio di giorni.

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Cavolo due giorni sono passati e lei, Azzurra, ancora non mi ha chiamato. Com’è? Forse non ha segnato bene il mio numero? O forse non ha capito che ho l’A8? Attendo da stamattina; pensa che non sono andato nemmeno a sgargarozzare nulla di fresco al bar, non ho nemmeno fatto in tempo a svuotare la cassetta della posta per fare spazio a “Quattroruote” e “Al volante” che dovrebbero arrivare in questi giorni. Non mi chiama. Sono le 20.00 e non mi ha chiamato ancora. Che faccio? Torno al locale?

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Musica: "What Can I do", The Coors

Mi ha chiamato Azzurra. Mi ha chiamato poco fa. La sua voce è bellissima. Credevo che volesse uscire stasera invece mi ha detto di raggiungerla domenica all’Ufficio Sanitario. Dice che c’è la donazione del sangue. Io per non scomparire ho detto che una volta mi era arrivata a casa una cartolina sulla quale c’era la scritta AVIS, dona il sangue e cose del genere. Però ora non la trovo più… lei mi ha detto: “Ah, ti mandano pure l’avviso? E come mai non sei mai venuto?” ma io che ne so, non ho saputo dirle niente. Domenica andrò da lei, ma ovviamente la prendo e la porto via da lì per un giro con l’A8. Non è che rimaniamo all’ufficio sanitario a fare la beneficienza, la solidarietà, e tutta quella roba sfigata. Basta, io sto bene. Se poi ci sono problemi si pensa.

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Sono appena tornato a casa. Ho passato la mattinata con Azzurra in AVIS. Lei mi ha accolto con un sorriso splendido. Mi ha portato davanti un signore liscio e gentile che ha chiesto i miei dati. Poi Azzurra mi ha indicato un’infermiera che mi ha portato in una sala piena di bella gente, pulita, precisa. Mi sono sentito un po’ in imbarazzo. Ho pensato alla mia A8 per pomparmi ma non era sufficiente. Mi sono accomodato sul lettino e per la prima volta ho donato il sangue. Un po’ di paura, l’ago e tutta la cosa là… ma con me è rimasta Azzurra. Poi abbiamo fatto colazione insieme e verso mezzogiorno l’ho accompagnata a casa. Lei ha detto che sono simpatico e che crede sia un bravo ragazzo. Io lo credo un po’ meno. Ma oggi forse ho capito che posso guardare diversamente la mia vita. Ho amici e una bella famiglia; ma non è più vero che mi interessa solo di me, devo per forza vedere attorno cosa succede. Certo, non posso fare granché ma il mio piccolo impegno, il mio contributo non deve mancare. Come oggi che ho donato il sangue. Mi impegnerò, qualcosa la farò per gli altri. Magari tenendo la mano della mia Azzurra.

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Monologo a cura dell'associazione culturale “Il Pozzo e l’Arancio”, interpretato da Luca Carbone nel corso della VI Edizione del Concerto AVIS “Con la musica nel sangue!” - Cineteatro Salerno, giovedì 12 Settembre 2013.

domenica 1 settembre 2013

Non solo Settembre...


Musica consigliata: Jamie Cullum - You're not the only one

Chi mi conosce sa che ho una certa passione per la scoperta e per la catalogazione di attività commerciali il cui principale prodotto da vendere viene preceduto dalle parole "non solo". In anni di curiosa e libera ricerca, ho trovato veramente di tutto. Dagli inflazionatissimi "Non solo moda...", "Non solo sport...", "Non solo pane..." e "Non solo casa...", ai meno noti "Non solo edicola e giornaletti..." (Giornaletti? Di che tipo?), "Non solo pesce fresco...", "Dolci e non solo decorazioni..." (la mia preferita...). L'elenco potrebbe continuare all'infinito e forse continuerà sporadicamente in questo post. Mi chiedo, innanzitutto, se l'imprenditore di turno prenda una decisione così importante di sua iniziativa o se sia più o meno condizionato dalla diffusione di questo discutibile format. Premetto che le mie comiche analisi riguardano soprattutto il mio territorio, non ho alcun dato certo che i negozi "Non solo..." siano ampiamente diffusi anche al Centro-Nord o all'estero. La prima considerazione che mi preme fare è che spesso i negozi "Non solo..." chiudono prima del previsto. Non è certo colpa del nome, ma forse nel nome stesso si racchiude un certo fallimento iniziale dell'attività. Intitolare un negozio "Non solo mare...", ad esempio, mi fa presupporre che il titolare abbia le idee piuttosto chiare, ovvero che oltre a sandali, pagliette e costumi si possano trovare all'interno scarpe da trekking, picozze e snowboard. Se non è solo mare, sarà anche montagna. Magari in un negozio nel pieno centro di Taormina, Maratea, Castiglion della Pescaia e Vieste. Ed è qui che sorge il mio problema. Con il "Non solo...", l'imprenditore crede di lasciare aperta una porta alla curiosità del cliente; cliente che si determina già come occasionale e non da fidelizzare, perchè il cliente fidelizzato non ha bisogno di sorprese merceologiche. Lasciare aperta una porta significa ipotizzare l'ingresso di clienti potenziali non interessati al solo prodotto "Mare". Questo, spesso, si traduce in una non specializzazione dell'offerta e in una confusione generale particolarmente dannosa. Ogni prodotto, anche quelli non caratterizzati da particolare artigianalità o da alta innovazione, ha bisogno di essere accolto e presentato in un contesto tale da essere esposto come il re o la regina dell'offerta. L'oggetto del desiderio è uno, non può essere confuso tra i tanti. Ecco, i negozi "Non solo..." dichiarano fin da subito che la loro offerta è quantitativa e non qualitativa. E tutti sanno, o almeno spero, che il tempo degli oggetti da pescare nelle ceste e delle cineserie ammassate sugli scaffali ha gli yuan contati. E' vero, in periodi di contrazione economica, chi ha ancora il coraggio di investire nella distribuzione di beni fisici, deve cercare di coprirsi le spalle. Ma è anche vero che l'iperconcentrazione di attività analoghe non può consentire l'apertura di negozi così generici e senza identità come i negozi "Non solo...". Un giorno ho chiesto al signor "Non solo gelati..." cosa vendesse in più rispetto ai coni con palle al gusto variegato. Lui mi rispose che vendeva anche gelati in vaschetta e torte gelato. Quindi mi ha lasciato capire che per lui, il gelato, è solo il cono e che i clienti avrebbero dovuto capire da quell'insegna che c'era dell'altro. Nel frattempo, a pochi metri dalla sua saracinesca, apriva una gelateria che preparava gelati "solo" a forma di Emoticon. Sfere perfette con tanto di colori e smorfie differenziate. Il signor "Non solo gelati..." non ha retto la concorrenza in quella stagione e ha ceduto l'attività nel mese di Ottobre. Non bisogna circondarsi di esperti e consulenti. Bastano un po' di buon senso e di creatività.

Bene, per ora è tutto. Spero che l'autunno ci aiuti a riprendere in mano le nostre vite e a farne semplici capolavori. Spero che questo sia un mese diverso. "Non solo settembre..." :-)

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