sabato 22 febbraio 2014

God bless Ukraine


Musica consigliata: "Non è ancora morta (la gloria) dell'Ucraina", Mykhaylo Verbytsky

Mi scuso nei confronti degli amici ucraini. Mi scuso pubblicamente, ho atteso troppo per capire, prendere una posizione e dedicare loro uno spazio in questo piccolo blog di provincia. E' bastato questo pianoforte in strada a dare una risposta a tutte le mie domande. E' commovente vedere come sia stato utilizzato uno strumento musicale come arma di protesta, ma è ancora più commovente vedere come il popolo ucraino lo abbia dipinto con i colori della bandiera nazionale sovrastati dalle dodici stelle d'Europa su campo blu. Dedicato a tutti coloro che ogni giorno spargono letame sull'Europa, e urlano contro Bruxelles, contro la moneta unica, contro i tecnocrati e le politiche per consolidare l'egemonia tedesca, etc. etc. etc. E non colgono la primavera che sboccia da anni in una splendida Unione di popoli, che hanno imparato a rispettarsi, attraversarsi ed amarsi. Io sostengo i cosiddetti ribelli ucraini che si oppongono alle oligarchie del gas, a coloro che obbediscono ai mandanti delle frustate alle Pussy Riot e alle azioni punitive nei confronti degli omosessuali. E che vivono in reggie dorate, cacciano la tigre siberiana per sport e si alcolizzano di Vodka in mezzo a stallone denudate foraggiate di rubli. Io amo l'Europa e ogni forma di resistenza alla violenza illegale. Noi non abbiamo modelli da esportare, siamo solo un mare blu di accoglienza dove ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza. God bless Ukraine!

Art.2 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo: "Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge".

© RIPRODUZIONE RISERVATA - Foto © Sergiu Zamari

domenica 2 febbraio 2014

Fieri di operare in un paese solidale



Musica consigliata: "Sangue nelle vene, Fabrizio Moro"

"Fieri di operare in un paese solidale" è lo slogan che l'AVIS Comunale Oria ha adottato nella prima campagna di comunicazione del 2014. Nel venticinquesimo anniversario della nostra fondazione (1988-2013), abbiamo ottenuto il miglior risultato di sempre: 668 sacche raccolte, superando il record di 664 sacche registrato nel 2008. Analizziamo velocemente i vari perchè. La prima ragione è chiaramente associata al maggiore impegno profuso dall'associazione per la celebrazione dell'anniversario. Questo, infatti, ha comportato l'organizzazione di più eventi e una maggiore presenza sul territorio. I risultati sono un chiaro ritorno degli investimenti attivati in termini di manifestazioni e promozione. Non a caso bisogna tornare a 5 anni fa (celebrazioni del ventennale) per ritrovare il secondo picco di donazioni nell'istogramma. La seconda ragione è probabilmente individuabile nel completo rinnovamento degli strumenti di comunicazione (cartoline, manifesti, t-shirt, etc.), nell'azione intensiva dell'ufficio stampa, nell'uso ragionato del web e dei social-network e nell'indispensabile supporto dei blogger locali. Per quanto molte AVIS si stiano dotando di software per l'invio di SMS a gruppi costituiti da centinaia di soci, l'uso dei social network e la diffusione degli smartphone potrebbero rendere inutile in futuro anche questo tipo di investimento. In ultimo, la terza ragione. Quella alla quale tengo particolarmente, che fa parte della vita vissuta del volontario e non della sua vita prettamente operativa. Mi piace confutare la tesi che negli anni di crisi la gente sia più nervosa e arrabbiata, che l'uomo impazzisca all'improvviso, che la crisi abbia solo effetti devastanti. Per quanto l'impossibilità a soddisfare i bisogni primari produca un preoccupante disagio sociale, ho spesso riscontrato nei donatori un'interpretazione della crisi molto interessante. La crisi significa, sostanzialmente, rimettere in discussione la vita di un tempo e rileggere il fattore tempo in un'altra ottica. Donare sangue, secondo AVIS nazionale, è "dire con i fatti che la vita di chi sta soffrendo mi preoccupa". E' una lettura indispensabile per chi si avvicina alla donazione del sangue. La vita di un'altra persona finalmente mi preoccupa. E' noto che l'eccesso di concentrazione di beni, genera una costante necessità di denaro e di tempo per alimentare, conservare e potenziare tali beni. Il tempo da dedicare agli altri è quindi di conseguenza ridotto, se non assente, e la vicinanza agli indigenti si tramuta quasi sempre in sporadiche concessioni di denaro (il superfluo), ma molto raramente di tempo o di azioni concrete che riguardano l'impegno fisico nelle cause altrui o la donazione di parte di sè, come nel caso del volontariato AVIS. La crisi, oltre ad aiutare la comprensione dell'importanza del tempo da dedicare agli altri, ha finalmente fatto riemergere alcuni aggettivi che il benessere dei Paesi occidentali aveva completamente sotterrato: anonimo, volontario e gratuito. La donazione è un gesto anonimo (dono, ma senza interesse diretto, non conosco il beneficiario della mia azione), volontario (dono perchè desidero donare e non perchè sono obbligato a farlo), gratuito (dono senza chiedere nulla in cambio). Guardate un po', con la crisi tornano in auge gli scambi, il baratto, la riduzione degli stipendi per salvaguardare il posto di tutti, la riduzioni dei consumi di carburante, la vendita delle biciclette e la ripresa di stili di vita più salutari, la riparazione dei vestiti, degli elettrodomestici, delle scarpe, aumentano le partecipazioni nei campi di volontariato (assistenziali, ambientali, etc.). Dal mio punto di vista, riparare un paio di scarpe non è sinonimo di caduta in disgrazia o di recessione; dare valore agli oggetti, recuperarne la funzione parzialmente compromessa per ovvie ragioni di usura, è indice di intelligenza economica e ambientale, meno sprechi, meno rifiuti. L'uomo in tempo di crisi deve imparare a ristrutturare, non a costruire. Recuperare il senso delle cose che già ci sono, non cercare costantentemente nuovi spazi o nuovi bisogni. La crisi, la tanto temuta crisi, può anche essere interpretata come una forte mareggiata che ha distrutto i nidi di tante piccole tartarughe, esseri viventi a rischio estinzione, ma sempre capaci di avviarsi verso il mare. Ecco, la terza ragione di questo risultato è che un uomo in crisi interpreta meglio il suo posto nel mondo e i suoi obiettivi comuni in quella rete essenziale di relazioni che caratterizza ogni esistenza. E in questo, proprio per sfatare tanti luoghi comuni dei quali siamo più o meno stufi, i giovani hanno dimostrato di avere un cuore e una testa molto meno intrisi di egoismo delle precedenti generazioni. Il nostro paese, quest'anno, ha donato tanto. E per quanto sia un paese che merita e meriterà sempre persone più illuminate al suo governo, per quanto ospiti mine vaganti che amano ammassare rifiuti in ogni dove credendo che la terra dei fuochi resterà solo un problema campano, per quanto continui a discutere del come e non del cosa fare per risollevarsi, oggi è tempo di ringraziarlo, perchè ha dimostrato di essere un paese solidale. Un paese che ha superato la soglia dell'autosufficienza trasfusionale (pensate come cambierebbe la nostra quotidianità se superassimo con il contributo di tutti le soglie che migliorano la qualità della vita e ci rendono indipendenti, non per eccesso di egoismo, ma per merito e saper fare: autosufficienza alimentare, energetica, idrica, etc.). Il nostro paese raccoglie più sacche di sangue di quelle che in media un paese di 15.000 abitanti consuma in un anno solare. Fieri, quindi, di operare in un paese solidale. E' uno slogan positivo, un ringraziamento alla cittadinanza che ha risposto ai nostri appelli, un messaggio finalizzato ad aumentare l'autostima della comunità nella quale operiamo. Sarà difficile ripetersi e se non accadrà andrà bene lo stesso. Perchè la vita cambia e non c'è prova migliore dell'accettare un cambiamento, sfidarlo se è necessario, ma con la voglia di innovarsi sempre e comunque. Grazie dall'AVIS Comunale Oria.

"Un paese è sviluppato non quando i poveri possono acquistare automobili, ma quando i ricchi usano mezzi pubblici e biciclette" (Gustavo Petro, sindaco di Bogotà)

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